Tra i principali pionieri dello street-metal insieme a Guns’n’Roses, L.A. Guns, Quireboys, ecc…, gli statunitensi Jetboy diedero alle stampe tra ’88 ed il ’90 i loro due unici lavori, figli diretti dell’ormai decadente glam di fine anni ’80.
Autori di un rock molto semplice e diretto, MIckey Finn (vocals), Fernie Rod (led and rhythm guitar), Billy Rowe (rhythm guitar), Ron Tostenson (drums) e Sam Yaffa (bass ed ex Hanoi Rocks), esordiscono con Feel the Shake, un album magari senza troppe pretese e senza molti virtuosismi, visto che i nostri puntano decisamente al sodo con brani dal caldo feeling bluesy oriented di “Hometown blues” e “Bloodstone” al rock più pimpante di “Fire in my heart”, “Talkin” e “Snakebite”.
Rock pimpante si, ma non da sfracelli, poichè i Jetboy in quest’album non “spingono” più di tanto, complice anche una produzione leggerina e poco “pomposa”, difetto frequente a quell’epoca; cosa comunque che non si ripete in Damned Nation, secondo episodio della band, che restituisce all’ascoltatore brani grintosi, con tutti gli strumenti messi in maggior evidenza, per non parlare della voce di Finn, qui più ruvida che in passato.
Più interessanti risultano gli intrecci chitarristici Rowe/Rod, mentre in songwriting finale diventa adeguatamente personale, non dimenticando comunque un chiaro background di bands come AC/DC o Aerosmmith. Alcuni brani da segnalare come “Stomp it (Down to the Bricks)” uno dei più riusciti brani street metal di sempre o “Groove tube”, faranno la felicità di chi ha nostalgia del caro vecchio Hard Rock stelle e strisce che comunque possono ritrovare in due antologie con inediti pubblicate nel 2000 dalla Perris rec.
Roberto Pasqua