Dalla Francia arrivano i The Raging Project, con questo album intitolato “Future Days”. Parliamo più che altro di un progetto più che di una band, in quanto il nome che si legge maggiormente fra i credits di questo album è quello di Ivan Jacquin che fornisce la voce in tutte le tracce, oltre a tastiere, programmazione e basso sintetizzato
Colui poi ha chiamato molti altri artisti a partecipare a questo album, tra cui spicca la cantante Amanda Lehmann, meglio conosciuta per la sua collaborazione con Steve Hackett. Anche il concept lirico è piuttosto interessante e si sposa molto bene con l’hard rock potente ed elettronico che viene proposto. In questo album si parla di un viaggio introspettivo attraverso gli occhi di spiriti viaggianti attorno al nostro pianeta che si chiedono se l’umanità merita di essere aiutata a salvare il proprio pianeta, che è pervaso dalla brama di potere, oppure dovrebbe essere lasciato che fallisse fino all’annientamento.
Come dicevamo, quello proposto è un rock che chiama in causa soprattutto la frangia alternativa di questa musica e che solo in alcuni casi tende a ripercorrere vagamente qualcosa del passato, con qualche inserto di organo hammond. Per il resto il trittico che apre l’album formato da “Warning”, “Rage!”e “Don’t Want” non lascia molto spazio all’immaginazione. Veniamo investiti da un’alta dose di rabbia e potenza, con le testiere che infondono un alone futuristico al tutto. La produzione è bella spessa ed esalta le frequenze basse, mentre la voce di Ivan si fa acida in molti punti e sottolinea le bordate metalliche dell’album. Poi qualcosa cambia, la velocità lascia spazio alla pesantezza e gli spunti prog si rendono più udibili in una canzone davvero ben fatta e variegata come “Colère”, che racchiude anche una certa drammaticità al suo interno. Molto belli i duelli tra voce maschile e femminile, mentre le chitarre mantengono una distorsione quasi industrial.
Il resto dell’album presenta questi elementi: alternative metal, industrial, elettronica, prog, persino tentazioni dance in un brano come “I Wanna Dance”. Insomma, in questo platter c’è musica per tutti i gusti, ma soprattutto per coloro che si cibano di rock e metal nelle loro derivazioni più moderne e che non disdegnano i crossover con altri generi. Solo due tracce forse fanno prendere fiato in questa dinamitarda esibizione: “Ambient” e “On Earth” rappresentano infatti il lato più intimo dell’album e si rivelano anche come tracce che chiamano in causa artisti come Vangelis, Enya e Tangerine Dream.
In conclusione, questo è un bellissimo affresco di umori ben assemblati in un unico, grande album.
Voto: 7,5/10
Joker
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