
Musica medioevale accarezzata da sampler e synth, che annovera nella propria produzione tantissimi strumenti ormai obsoleti, che rendono l’idea, grazie alla loro struttura, del significato di musica in tempi vetusti.
Si parte con la cornamusa di “Andro”, anticipata da un atmosferico prologo (chiamato appunto “Prolog”!), per scivolare sulle voci incisive di gentil donzelle in “Unda”, che scandiscono l’incessante smanacciata sui borghi. L’ancestrale “Von den Ellen”, risalta la classica atmosfera servita dalle corde di un mandolino, dissotterrato dalle vestigia di qualche scavo. Atmosfere gitane si intrecciano con strumenti di musica classica tradizionale in “Ne Aludj El”, per arrivare alla splendida “Deva”, dai vocalizzi ipnotici e annosi di una ragazza, ponendo in antitesi il termine di quest’ultimi alle atmosfere monotone e incessanti di tamburi e chitarra.
La modernità si fonde con la classicità in “Wind & Geige”, seguita da “Isis”, un brano quasi raccontato dalla voce maschile di Oliver Sa Tyr, accompagnato dagli arpeggi incessanti della sua chitarra. Parlato è l’approccio sulla successiva “Cernunnos”, ed essendo in tedesco, non mi chiedete di capirci qualcosa…! Emotivamente forte la chiusura di un ottimo lavoro, con “Egil Saga” dal ritmo incalzante e incisivo e, l’unplugged “Fort”.
Originali e mai banali, i Faun scuotono le membra stanche di chi è annoiato, facendo pensare e sorridere l’astante.
Ignazio Nicastro