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Intervista a SCHMIER dei DESTRUCTION

Dovendo rifiutare la birra offerta da Schmier prima di cominciare questa piacevolissima chiacchierata, osservo però una buona bottiglia di Jack Daniel’s sul tavolo, no, per quella nessuna offerta, e allora via con l’intervista.

Ciao Schmier, bene, i Destruction sono ritornati con il nuovo album “Inventor of Evil” e con esso anche il classico “Mad butcher” raffigurato in copertina. Quale significato ha per te questa volta tale personaggio?

Il rapporto tra copertina e titolo può dire “Mad butcher is back”: è un riflesso della specie umana, un riflesso dalle vie che si possono intraprendere. Puoi vederci un bravo o un cattivo tipo. Questa volta “Mad butcher” sta lì per attraversare l’oscurità umana e non è solo una bestia raffigurata.

E’ esatto dire che esso sia diventato la mascotte della band come Eddie per gli Iron Maiden?

Si, potremmo definirla una mascotte anche se, in realtà, è solo la nostra copertina. Il “mad butcher” è ciò che le persone ci chiedono, ma a volte non è appropriato inserirlo sulle copertine dei nostri album. Non viene sempre raffigurato perchè non ce ne sempre bisogno. Alla fine, il termine esatto per esso è: un’icona della band, tutto qui.

Quali sono le differenze più significative tra “Iventor of Evil” e “Metal Discharge”?

Penso il sound sia la differenza più sostanziale. Ci sono, ad esempio, delle linee di chitarra più marcate che li distinguono. Parlo anche dei brani inseriti in questo lavoro: “Metal Discharge” è un buon album, ma penso che non sia migliore di “Inventor of Evil” in alcuni punti.

Cosa rappresenta per te, a livello strettamente personale, “Inventor of evil” a questo punto molto importante della vostra carriera? Devi ammettere che siete diventati molto più popolari rispetto a sedici, diciassette anni fa.

Se parliamo dei brani, l’influenza di alcuni stili ha arricchito in maniera positiva l’intero lavoro, rimanendo comunque fedeli al nostro stile e alla nostra potenza e, nello stesso tempo, abbiamo comunque provato espedienti nuovi. Sicuramente è stato un album importante per la mia carriera.

In cosa può essere cambiato il sound dei Destruction nel corso degli anni.

Non penso che sia cambiato. E’ solo un evoluzione seguita negli ultimi tempi dai musicisti. Gli ultimi album hanno seguito delle linee musicali evolute senza perdere mai il filo principale.

Ho notato come in “Inventor of evil” ci sia una maggiore cura nel songwriting e direi che il risultato finale sia ottimo. Ma quanto è difficile per voi fare un nuovo album che non sia uguale al precedente, rimanendo quindi fedeli allo stile Destruction?

Penso che il testo debba essere elaborato in maniera del tutto naturale. I brani vengono scritti in maniera tale da esternare ciò che ti interessa; bisogna dedicarci molto tempo per le lyrics. In “Metal Discharge” probabilmente, se avessimo avuto un periodo più lungo per comporre i pezzi, il risultato sarebbe stato sicuramente diverso. In ogni caso mi piace molto scrivere il testo di una canzone.

Si può definire “Inventor of evil” una sorta di concept album?

No, non sono brani che possono essere associati, anche se alcuni hanno dei testi che si accostano bene ad altri. Molti brani contengono pensieri differenti, emozioni distinte, molte canzoni si affacciano su tematiche diverse.

Anche su “Inventor of evil” ci sono molte liriche che affrontano con toni molto critici, temi sociali vecchi ed attuali, tuttavia non è mai venuta fuori una vostra chiara presa di posizione politica.
Cosa pensi di quei musicisti che usano la musica come mezzo di denuncia ed anche come mezzo di messaggi politici?

Quando ero più giovane ascoltavo varie band che inserivano dei messaggi politici nelle loro canzoni e alla fine posso dire che personalmente non lo condividevo.
Specialmente nel thrash, inserire testi politici è oggigiorno visibile in vari gruppi ma, band come Kreator, Nuclear Assault o Destruction, non ne fanno uso; pensare a cosa scrivere per una thrash band è importante.

Un discorso a parte va fatto per “The Alliance of Hellhoundz”?

E’ una canzone differente dalle altre, è un brano tipicamente heavy-metal, diverso dal nostro thrash.

Penso sia stato importante per la sua riuscita oltre che una grossa soddisfazione per voi coinvolgere in questo brano tanti artisti importanti, e parliamo soprattutto di Paul Di Anno e Biff Byfordï.

Certo. Differenti radici dell’heavy metal, differenti stili che si uniscono e si intrecciano, da Paul Di Anno (penso il primo grande cantante heavy della storia) a Biff dei Saxon. L’unione con tanti musicisti come Peter Tagtgren degli Hipocrysy, Sagrath dei Dimmu Borgir hanno significato una commistione di vari colori, vari stili.

Qualche parola sugli artisti che hanno partecipato su “The Alliance of Hellhoundz”?

E’ stata un’esperienza positiva. Da Doro, una leggenda vivente del metal femminile a Speed dei Soilwork, da Messiah Marcolin uno dei padri del doom, a Peavy dei Rage, da Peter Tagtgren uno dei migliori produttori e songwriters a Mark Osegueda dei Death Angel, è stata sicuramente un’unione di tutti gli stili che si accostano al metal, dalle varie tinte che hanno contribuito a dare stimoli alla nuova generazione.

Tra i special guests ci sono anche Harry Wilkens e Andre Grieder.
Come è avvenuta questa partecipazione per due ex membri dei Destruction? Significa che siete rimasti ancora molto amici tra voi?

Si, sono venuti da veri amici. Insieme abbiamo condiviso il passato che ci ha uniti e questo significa che non è tutto finito e la nostra amicizia continua. Semplicemente due persone che sono entrate in studio contente di riunirsi.

E’ molto difficile pensare ad un ritorno di Harry nell’attuale line-up?

Non penso possa riaccostarsi. Adesso lavora in una Tv-station. E’ un buon lavoro ma, non lascia molto tempo libero da dedicare alla musica. I Destruction sono sempre on the road.

Invece Andre Grieder ad un certo punto della storia dei Destruction, ti sostituì in “Cracked Brain”
Mi puoi dire cosa successe in quel periodo che ti portò allo split con la band?

Opinioni differenti. La band aveva opinioni divergenti e insieme non riuscivamo proprio ad unire i nostri pensieri. Le idee erano molto lontane da poter essere accostate e così abbiamo avuto delle discussioni.

In questo tour europeo viaggiate insieme ai “Master of doom” Candlemass. Come mai questa scelta? La musica dei Candlemass non è proprio la stessa di quella da voi proposta.

Perchè abbiamo la possibilità di vedere una grande band in tour. Sono degli amici ormai da tempo ed è bello vedere come due stili differenti si alternino sul palco. Penso sia un bello show da proporre con molte canzoni stupende e poi, siamo grandi fan dei Candlemass, mi piacciono le loro canzoni.

Cosa pensi della scena metal attuale?

Penso che ci sono buone band ma, oggigiorno, c’è ne sono tante che suonano solo per vendere bene il loro prodotto. Poi si aggiungono le mode: oggi il gothic, domani il black dopo il power metal. Per emergere in questo campo, tutto deve essere fatto con il cervello e col cuore e, dal punto di vista musicale, l’originalità è essenziale. Molte band cambiano totalmente stile seguendo altre vie e non penso che ciò sia giusto.

Per finire ho una curiosità da chiederti. So che hai un’attività extra musicale.

Non più. Lavoravo in un ristorante di mia proprietà, ma il tempo per suonare era poco. Destruction o ristorante (DESTRUCTION!!, nda).
Ho seguito la via del rockï’n’roll che è quella che più mi piace. Non potevo proprio fare entrambe le cose, il tempo era poco.

Ok Schmier, il tempo a nostra disposizione è terminato. Grazie per l’intervista!

Ok, grazie a te.


Stefano De Vito

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