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Intervista ai VISIONOIR

Dopo l’interesse mostrato per “The Second Coming” dei Visionoir, il nostro Joker ha contattato il mastermind Alessandro Sicur per una chiacchierata sul disco e in generale su questo progetto prog/avantgarde…

Ciao Alessandro e benvenuto su Raw and Wild. Quali sono stati i cambiamenti più sostanziali tra il precedente album e questo nuovo “The Second Coming” a tuo avviso?

Il nuovo album, come quello di debutto, è stato completamente prodotto e registrato nel mio home studio. Ho avuto modo pertanto di lavorare con grande calma e dedizione a brani nuovi scritti dopo il 2017 e a riarrangiare idee vecchie ferme nel cassetto e ancora prive di una forma definitiva. Il nuovo sound è più omogeneo ed estremo rispetto al passato e quindi con meno divagazioni nel rock progressivo: questo è quindi un album METAL vero e proprio, nonostante non manchino dei momenti più psichedelici, soprattutto nei brani strumentali.

Dove è stato registrato “The Second Coming” e da chi è stato prodotto?

Come ti dicevo le parti strumentali sono state registrate e prodotte interamente dal sottoscritto, mentre parti vocali e sax sono state registrate presso il Master Studio di Passon Massimo, per cui a parte le linee vocali e i soli di sax tutto è ancora stato partorito da una unica mente. Solo nella fase di mastering ho preferito affidarmi all’orecchio imparziale del fonico per una resa audio ottimale.

“The Second Coming” è per caso un concept album? Ad ogni modo, vogliamo parlare delle liriche?

Non è un concept album nel senso classico, la parte testuale e letteraria infatti non è per me prioritaria (entrambi gli album sono stati concepiti come strumentali inizialmente). Ho adottato poi nel primo album la soluzione di usare registrazioni d’archivio di voci di vari poeti di inizio Novecento che convogliassero il mood dei brani attraverso una sorta di narrazione. Per “The Second Coming” invece ho avuto modo di collaborare con due cantanti cui ho dato carta bianca sui testi in modo da consentirgli una partecipazione ancora più personale.

Quali sono le tue principali influenze musicali e che peso hanno sul tuo modo di comporre musica?

Sono abbastanza varie, si va dai padrini Black Sabbath ai Dead Can Dance, con in mezzo un sacco di progressive rock (King Crimson, Van der Graaf Generator, Rush) e ovviamente molto metal, rigorosamente a tinte oscure (Candlemass, vecchi Anathema, Katatonia, Opeth, Tiamat…). Per quanto riguarda le tastiere, che molti erroneamente definiscono una componente “elettronica”, i riferimenti potrebbero essere i Goblin cosi come gli Ozric Tentacles, dove il synth diventa la voce principale di alcuni temi piuttosto che essere il solito orpello sinfonico di diversi sottogeneri metal.

Per caso stai già pensando ad un terzo album? E quale credi potrebbe essere l’evoluzione della tua musica?

In questo momento mi sto dedicando alla promozione dell’album e trovo il bisogno di un po’ di pausa dalle lunghe sessioni notturne per resettare tutto ed evitare di ripartire subito rischiando di ripartire da schemi già collaudati (cosa valida per molti ma non nel mio caso). Per il futuro attendo di sorprendere anche me stesso: il prossimo materiale potrebbe essere vicino al metal estremo così come rallentare e sterzare verso un ambient-post-metal.

Cosa rappresenta per te suonare progressive metal e in cosa cerchi di differenziarti rispetto alla miriade di band che suonano questo genere?

na delle difficoltà di essere catalogati nel prog-metal è che per molti (quelli che non ne capiscono) è ancora sinonimo di Dream Theater, ma sono passati 30 anni!!! In realtà per definizione è il genere più libero che esista, un foglio bianco, sta ai musicisti limitarsi ed essere derivativi o imboccare strade nuove, prendendosi dei rischi, visto che l’ascoltatore medio ha bisogno del conforto di “cose già sentite”. Per me non è una scelta: quello che scrivo alla fine risulta percepito come “progressive”, ne prendo atto, ma non intendo farci sopra troppa filosofia.

Allo stato attuale, quali sono i tuoi ascolti abituali e cosa consiglieresti ad altri di ascoltare?

Non sono in fase esplorativa come una decina e più di anni fa quindi è inevitabile perdere molte uscite: trovo però che sia in ambito estremo che ci siano i gruppi più coraggiosi. Negli ultimi anni ho apprezzato molto ad esempio Imperial Triumphant, Oranssi Pazuzu, Rivers of Nihil: di sicuro c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire piuttosto che comprare il diciassettesimo album dei tuoi vecchi idoli ormai bolliti.

Pensi che la tua musica sia più attinente al filone progressive o a quello avantgarde?

Per quanto detto prima temo che anche il prog-metal si sia un po’ inscatolato in schemi e filoni un po’ rigidi mentre in ambito “avantgarde” c’è sempre spazio per un po’ di follia e di coraggio futuristico, anche se noto che questo spesso mette in difficoltà la stampa per trovare il recensore adatto (o coraggioso). Anche perché non sono album, quelli come il mio, cui puoi dedicare un solo veloce ascolto per dischiuderne i segreti, e questo è sia motivo di orgoglio che di frustrazione.

Ci vuoi parlare degli altri musicisti che hanno partecipato alla realizzazione di “The Second Coming”?

Coinvolgere due cantanti è stata secondo me la mossa decisiva per rendere l’album molto più appetibile: prossimamente mi allargherò ancora di più, senza però sfociare nell’effetto “Ayreon” che trovo un po’ dispersivo. Abbiamo da una parte l’ottimo Fabio Vogrig che canta due pezzi e inaugura per Visionoir la stagione del growling, che ho sempre apprezzato se usato con raziocinio; dall’altra il maestro Alessandro Seravalle capostipite del prog metal italico già dagli anni 90 coi  suoi Garden Wall, che ho sempre seguito e cui ho tributato nell’album una versione di No More facendola cantare all’autore originale.
C’è poi il sax, uno strumento fantastico e troppo poco usato in ambito rock… Venivo da un intenso periodo dedicato a scoprire la discografia di Ihsahn per cui mi è venuto spontaneo chiedere ad amici se conoscessero un sassofonista: il nome di Clarissa Durizzotto è stato il più caldeggiato, essendo una professionista con un ricchissimo bagaglio di collaborazioni. Il risultato è stato superiore alle aspettative e di certo in futuro la sua presenza sarà ancora più incisiva e probabilmente più integrata nelle composizioni.

Siamo ai saluti. Concludi come vuoi!

Grazie a chiunque abbia trovato tempo prezioso da dedicare all’ascolto di “The Second Coming” e continua a dare una possibilità alla musica indipendente, che spesso sforna le sorprese migliori! Per info e CD mi trovate su tutti i social e Bandcamp!

Joker

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