
Dopo aver già recensito il debutto con il demo “…Like a Jackal” dei Jackal, si può costatare una certa deviazione che ha contraddistinto la band dall’esordio e cioè, l’allontanamento dalle sonorità maideniane e le partiture arrangiate in maniera migliore. La scena Nwobhm, è sicuramente la spina dorsale del quartetto napoletano che si esibisce in 6 tracce di questo album. La partenza con “Empire Strikes First” sottolinea la buona trovata di contornare la voce del cantante con dell’eco, durante il ritornello. I vocalizzi sono da rivedere, vista l’attitudine della band ad alzare la tonalità senza però fare i conti con la voce del cantante. Alcune partiture riescono a colpire (un esempio “She’s so Bad”), altre rimangono ancora un punto interrogativo come la malinconica “Ardent Sighs And Blazin Tears” che non ha nulla a che fare con quello che si è cercato di creare sino a questo momento.
Un groviglio di accordi già sentiti e mal suonati. Si chiude con “I Raise my Hands” per riportare il disco nuovamente sulla strada intrapresa. C’è ancora da migliorare sulla personalità della band, che in alcuni momenti risalta e in altri scompare.
Stefano De Vito