Appena parte il fantomatico “play” per una manciata di secondi vi sembrerà di ascoltare un album di una band nord-europea o che vogliano sembrarlo, poi scopri che i Gatecreeper sono americani e forse capisci tutto…
Ma andiamo per gradi!
Prima di esprimere una qualsiasi opinione su questo disco, sono andata a riascoltarmi i precedenti e soprattutto notare l’etichetta discografica di uscita (poi capirete perchè ho fatto questa prefazione!)
Dopo “Sonoran depravation” del 2016 e “Deserted” del 2019, entrambi studio album per l’etichetta Relapse, dopo una pausa di cinque anni esce “Dark superstition” per la Nuclear Blast, attenzione ripeto per la tedesca Nuclear Blast!!!
Il Secondo Full-lenght mi incuriosì parecchio, discostandosi dal primo che a mio parere aveva influenze troppo old school mischiate al death, “Deserted” invece aveva tanto death, snorità belle lente ma cattive e sporche, mi hanno molto ricordato gli Obituary per intenderci e anche il growl di Mason ben azzeccato e potente sempre.
Ora mi trovo “Dark Superstition” che a primo ascolto posso garantire sicuramente e anche al 100% che si fa ascoltare, è gradevole, scorre e ha molte dinamiche ma è per me molto diverso dai precedenti lavori.
questa la tracklist:
- Dead Star
- Oblivion
- The Black Curtain
- Masterpiece of Chaos
- Superstitious Vision
- A Chilling Aura
- Caught in the Treads
- Flesh Habit
- Mistaken For Dead
- Tears Fall From the Sky
Partiamo con il dire che il disco è “aperto”, “arioso” i suoni rispetto ai precedenti si aprono completamente e per carità questo non è assolutamente un difetto!
Qui l’influenza Obituary o comunque una influenza Death svedese non la vedo, non è palpabile, c’è tanta, tanta, tanta melodia e in alcuni punti non si sposa nemmeno benissimo con il growl di Mason.
A questo punto mi ricollego a ciò che ho scritto in prefazione e cioè che a distanza di cinque anni, il loro terzo lavoro esce con la Nuclear Blast…è chiaro che i Gatecreeper abbiano svoltato una decisiva trasformazione ed evoluzione, proponendo un lavoro più “orecchiabile” (ci sono un paio di intro che sembrano quasi rock/goth!)
Per farla breve e non dilungarmi, in questo terzo full-lenght tutto è sicuramente fatto meglio di prima in termini di produzione e suono, c’è più maturità, il disco suona bene. Molti cambi di tempo e molta melodia che rende il disco piacevolmente dinamico e ascoltabile, qui ci vedo più influenze alla Dark Tranquillity e Scented (ci vedo anche qualcosa alla Paradise Lost) che agli Obituary.
Sono certa che questo album è una sorta di apertura al nuovo, magari rendere anche più accessibile le sonorità a piccoli nuvi fan molto distanti da un death vecchio stampo.
Ho molto apprezzato “Flash Habit” e “The black curtain” forse perchè più coerenti al death!!! Ma tutto sommato posso dire che è davvero un bel lavoro ed è apprezabile, almeno secondo il mio punto di vista, che una band oggi nel 2024 cerchi la propria dimensione anche spaziando e accostando varie influenze e stili!!!
Voglio incoraggiare i cinque ragazzi americani con il mio voto!!!
8/10
MANILLA