Black flowers è il titolo dell’ultima fatica dei siciliani Envidhia ,band attiva gia’ da alcuni anni e con un bel po’ di esperienza alle spalle,sia per quanto riguarda la dimensione live che per quella prettamente da studio.
Descrivere la musica del combo siciliano non e’ cosa semplice. La band ha la capacità di spaziare attraverso una moltitudine di sfumature del metal, senza però allontanarsi da ciò che è la base principale un Death gotico sofferto e molto malinconico.
Mi hanno molto ricordato i Katatonia di Brave Murder Day. Si, perche’ in tutte la canzoni alleggia quel qualcosa di evocativo e misterioso che possiamo trovare nei lavori di Blackeim e soci,commisto ad una nota decadente tipica degli Anathema di quel capolavoro mai eguagliato intitolato Silent enigma..
Le capacità del gruppo sono per di più ottime e su tutti spicca il singer e deus ex machina Mario Scicolone,dotato di una voce molto potente che alterna il tipico scream-growl a parti molto più rilassate e intimistiche. My son, è a parer mio la canzone che meglio descrive la musica degli Envidhia sofferta ma allo stesso tempo potente,sognante ma molto concreta.
Con “I hate my name” la band sottolinea l’amore per band come gli Anatema,mettendo in risalto un’ottima vena compositiva e buona tecnica esecutiva.
Si arriva a Black flowers pt II, che inizia molto inquietante con un coro sulfureo che,non so per quale associazione metallica , mi ricorda molto i Celtic Frost di Into the pandemonium, gran pezzo.
In definitiva mi sembra superfluo tentare ancora di descrivere Black Flowers, primo perchè è tutto da scoprire, poi perchè a me ha dato un certo tipo di emozioni , ma grazie alla sua dinamicità e varietà di sicuro, susciterà emozioni differenti a chiunque lo ascolti.
Per gli amanti del genere, un ottimo viaggio verso le ombre decadenti di fine ‘800.
Ignazio Nicastro