Il discorso già fatto in precedenza per Nordland 1, come era facile prevedere, oggi si ripete per questo secondo capitolo seppure con alcune lievi ed inconsistenti varianti; infatti rispetto al primo, possiamo qui trovare come al solito le maestose atmosfere epiche e fredde, profuse in maniera ancora più accentuata e canonica per la prima metà dell’album e più “vivace” e convincente nella seconda, dove fanno bella mostra di se composizioni degne del nome Bathory.
Classe nel songwriting e scorrevolezza nell’ascolto, sono gli ingredienti base per questi due lavori curati da Quorthon, il quale preferisce questa volta andare sul sicuro e non scivolare in nefandezze del passato (“Octagon” e “Requiem”) e in mediocrità recenti (“Destroyer…”).
Lode ai Bathory, anche se un’unica pubblicazione double cd sarebbe risultata di maggior gradimento.
Roberto Pasqua