Live Report

THE DOOM NIGHT FESTIVAL – 19/12/2002 Alpheus, Roma

Meno di cinquanta! Questo è il desolante numero di persone intervenute all’Alpheus di Roma in occasione del Doom Night Festival; e dico meno di cinquanta forse per essere anche un pò ottimista, perchè obiettivamente ce ne potevano essere anche di meno.
L’esperienza porta a non sorprendermi più di tanto per tale risultato, considerando che in Italia non si è mai voluto dare spazio e soprattutto non si è mai voluto dare rispetto non solo al metal in generale, ma a tutto il movimento rock nazionale, il che è ancora una volta più vergognoso e mortificante.

A volte le colpe non risiedono in promozioni non sufficientemente efficaci, anzi, in questo senso gli organizzatori si “sbattono” ed il più delle volte ci rimettono di tasca propria per non parlare dei musicisti stessi….e sembra quasi una triste barzelletta, e non sempre a stì benedetti locali (clubs, pubs, discoteche, ecc.) che “giustamente” preferiscono dedicare qualche giorno infrasettimanale alla nostra beneamata musica, ed il weekend alle feste di compleanno, al piano-bar o al popolo della disco music, mettendo in difficoltà chi, con tutti i sacrifici e le complicazioni che ne conseguono, deve andare magari a lavoro il giorno dopo…
E’ purtroppo questione di una cultura sbagliata che ci accompagna dal dopoguerra ad oggi, premiando i frutti di un business sempre più bieco.

Sarà anche retorica quasta, ma guai a desistere nel denunciare tale stato delle cose.
Aprono i Sudden Death, quintetto dedito ad un death-brutal valido, seppur ancorato ai classici schemi del genere. Non demeritando in capacità tecniche, penso abbiano bisogno di un qualcosa di più, sotto il profilo della personalità. Compito comunque arduo il loro, nel dover suonare in una serata dai connotati stoner/doom.
Dei Misantropus, provenienti da Latina, ne avevo sentito parlare un gran bene ed in effetti le aspettative non sono state deluse. Con un doom minimale, essenziale, dalle influenze Saint Vitus e qualche leggera venatura Motorhead, hanno offerto un ottimo spettacolo da buone composizioni totalmente prive di parti vocali. E’ stato un piacere osservare un’audience “rapita” da questi tre ragazzi. Primordiali!!!

Più in linea con un certo stoner rock classico, gli Skyvise, che hanno fornito una prestazione lodevole, anche se in alcuni tratti, il sound è risultato alquanto “impastato”.

Quando si parla di doom metal, non si può non parlare dei pescaresi The Black, che hanno presentato un set-list tutto nuovo: ben poco spazio al vecchio repertorio, a favore di tutti i brani che andranno la nuova imminente release per Black Widow. Lo stile intrapreso oggi dal trio è decisamente più doom e meno sperimentale del passato, magari più minimali, con brani lunghi e votati all’immediatezza. Nonostante qualche problema tecnico, la loro prestazione è stata ottima, grazie ad un sound compatto oltre all’affiatamento ed alla lunga esperienza accumulata negli anni. Show culminato alla grande con il classico “Post Fata Resurgo”.

Giovane band valida sotto tutti gli aspetti quella dei OJM, che dopo aver stupito con il loro nuovo album “Heavy”, hanno fornito buone indicazioni anche in veste live, con una buona carica di energia. Peccato che la loro esibizione sia stata condizionata dal fatto che un po’ di gente sia andata via, suppongo per la tarda ora; quindi giusto il tempo per eseguire brani come “The Sleeper”, “You Come” o la conclusiva cover degli Stooges, “TV Eye”.

In un clima quasi del tutto famigliare (i presenti erano ormai pochissimi) si è potuto assistere alla breve ma intensa performance di Paul Chain, coadiuvato per l’occasione dalla flautista Anna Aeur e dal bassista “fantasma” Alex Scardavian. I due hanno dato vita ad un’esibizione di grande effetto, con passaggi di chitarra acustica presa ad “inseguire” le suadenti e sfuggenti sonorità del flauto traverso. Ben lontano dai tradizionali canoni doom (anche se poi un po’ di spazio c’è stato) ma davvero suggestivo.
Appuntamento musicale di ben altra considerazione.

R

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