In realtà la pubblicazione di questo album risale verso la fine dello scorso anno, quindi, meglio tardi che mai… dopo tutto tanta fretta nell’ascoltare e recensire l’ennesimo lavoro firmato da Quorthon diventa di minima importanza vitale, se si portano ancora dietro le cocenti delusoni provocate dal precedente Destroyer of the worlds.
Non si può dire che con Nordland (questo è il primo capitolo, il secondo e speriamo ultimo, uscirà in Aprile) i Bathory tocchino ancora una volta il fondo, e chi ricorda gli scellerati Octagon e Requiem sa a cosa mi riferisco, ma tuttavia nonsi può andare avanti nel riciclare sempre il solito motivo epico, inneggiando (con tutto rispetto) le antiche mitologie nordiche, le gloriose terre, il freddo, le battaglie e via dicendo.
Insomma, Hammerheart o Blood on ice, sono lontani anni luce da Nordland quanto a innovazione e qualità, il quale rischia di raggiungere una tristissima autoparodia. Risultato scarso e poco omogeneo, in attesa di Nordland 2.
Già tremo.
Roberto Pasqua