
Forse molti non ricorderanno questo quartetto californiano, all’ epoca definito uno dei tanti cloni degli Slayer. Scomparsi nel nulla, i nostri, come ultima testimonianza (credo) ci lasciano questo “Man of straw”, disco che ricalca in pieno la lezione impartita dai ben più noti maestri sopra citati anche se con qualche lacuna tecnica (soprattutto la batteria troppo omogenea e piatta).
Rispetto al precedente debut album “Do or die” (’88), qui trova spazio un pò più di inventiva ed originalità, pur rimanendo fedeli ad un sound decisamente Thrash di tipo rudimentale. Il disco si fa apprezzare fra alti e bassi, senza scadere comunque nel paranoico; brani come “White Death”, “The trial” (la migliore), la lunga “Winter” o “Creative force”, potrebbero fare la felicità del thrasher più incallito oppure provocare grande sensazione di ridicolo all’ ascoltatore più avvezzo a sonorità 90’s.
Ciliegina sulla torta è rappresentata dalla cover “Hell is for children” a dire il vero un pò fuori luogo nel contesto tutto l’ album, la quale vede la partecipazione di Ron Rinehart dei Dark Angel. Sorvolando sulla copertina… solo per appassionati del genere alla ricerca di rarità.
Roberto Pasqua