GothicProgRecensioni

GALLERY OF LORE – A Thousand Miles Away (On Stage! rec. – 2005)

Tornano a porsi al centro delle attenzioni i Gallery Of Lore, formazione dal moniker alquanto enigmatico, nata nel duemila e che tempo fa si propose al pubblico nelle vesti di cover band ufficiale degli olandesi The Gathering e quindi successivamente pubblicando un promo cd contenente appunto cover del repertorio di Anneke Van Giersbergen e soci oltre a due brani inediti, il quale andava a costituire un episodio pressoché interlocutorio, atto innanzitutto a farsi notare nella sfera underground, ma che lasciava intravedere tuttavia possibili ed importanti novità all’interno del progetto. Infatti, sebbene ricoprire il ruolo di cover-band in tutti i modi andasse sostanzialmente stretto, già si potevano scorgere i segnali di una progressiva maturazione verso lidi strettamente personali, anche se solo ancora in uno stato chiaramente embrionale.
Ricordando che la line-up ha avuto il suo assestamento definitivo solo qualche anno fa, “A Thousand Miles Away” segna allora un deciso primo passo in avanti, rimarcando eccellenti punti su cui poter fare riferimento e trarne positivi giudizi, utili anche per capire verso quale direzione potrà e dovrà spingersi la giovane band pugliese.

Cinque le tracce proposte e tutte di consistente durata, questo a dimostrazione che nonostante la semplicità degli arrangiamenti (molto curati), i nostri si inoltrino in segmenti sperimentali del tutto indovinati e coerenti alla loro indole, ovvero, stile che verosimilmente diventa difficile provare a darne una giusta collocazione, poichè si pone in un mix tra gothic, metal, prog rock e psichedelia. è ovviamente lecito poi aspettarsi comunque alcune reminiscenze dai propri alter ego, per via di un songwriting elegante e dotato di genialità.

Il brano d’apertura, ossia “Ash”, è destinato (e puntualizzo, nel bene o nel male) ad essere quello forse più rappresentativo dell’intera release, sia perchè dotato di un appeal affascinante e vivace, dove atmosfere seducenti si intersecano a momenti tesi e vibranti (elementi questi, che si alterneranno sotto altre sfaccettature nei successivi brani) e sia perchè è un brano di facile presa, che cattura all’istante con il suo giusto contrasto provocato dal sound non proprio nitido delle chitarre e l’effetto lineare delle melodie, sfociando poi in un refrain, beh, assolutamente irresistibile.
Caratterizzato invece da suoni netti, puliti e messi quindi in un risalto maggiore rispetto al precedente episodio, “Venus” si dirige verso un percorso rigorosamente intimista, con la sua andatura carezzevole, calda e quasi sognante ma dotata anche di una sottile ambiguità messa in risalto da un finale che strizza l’occhio ad un tentato trip psichedelico.
“Decades” irrompe e propone uno strumentale dalle tinte orientaleggianti gradevole e ben strutturato, con qualche lieve accenno al prog rock e al metal più tradizionale. Solos efficaci e buona preparazione tecnica nel complesso.
Avvincente “Esther Chose The Water”, un brano che sicuramente necessita di più ascolti per essere apprezzato in pieno. Significativo l’arrangiamento e la ricercatezza di un songwriting quanto mai maturo ed intelligente. La ricchezza dei suoni (da segnalare anche la presenza del sax), l’uso appropriato dell’elettronica, un tessuto sonoro essenziale, curato e mai sfarzoso, sono dettagli non trascurabili e che fanno di tale brano una prova da non sottovalutare.
Più vicina agli standard “Mechanical Travel” la quale, proprio come l’opener “Ash”, gioca le sue carte vincenti, puntando su toni prevedibilmente emozionali e struggenti, accontentando coloro che vivono la musica valorizzandone i lati oscuri e malinconici.

Chi ha, per così dire, il “palato fine” per la buona musica (in tutti i sensi…) troverà in “A Thousand…” diversi spunti di interesse e se questo è solo l’inizio, le promesse ci sono tutte. Staremo in ascolto.

Roberto Pasqua

Valutazione

8.0

Voto

Pros

  • +

Cons

  • -
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