
Una volta tanto, finalmente, ci si trova di fronte a delle note promozionali, seppur comunque enfatizzate a dovere, che corrispondono a verità e descrivono in maniera perfetta il sound e l’attitudine che sono alla base di un progetto.
E’ il caso di quanto troviamo scritto nell’allegato al primo demo dei Dope Stars Inc., formazione capitolina ancor giovane ma che già sembra avere tutte le carte in regola per ambire ad un contratto discografico e alla pubblicazione di lavori sulla lunga distanza: ebbene, tali note descrivono questo “10000 Watts Of Artificial Pleasures” come un “devastante melting-pot di sonorità industrial, decadenza gotica, chitarre taglienti in puro stile rock’n’roll, melodie pop, attitudine irriverente simil-punk e pulsioni di deriva pesantemente techno”.
Ed è esattamente così, in quanto la scarsa mezz’oretta di musica contenuta in questo brillante demo ci propone un viaggio altamente adrenalinico, un trip a velocità sostenute, che non può mancare di coinvolgere, sebbene non si tratti certo di musica adatta ai metallari più ortodossi e puri. Già, in quanto i campionamenti, gli effetti, la drum-machine e i beat elettronici (quasi tutti ad opera del misterioso Grace Khold) sono parte essenziale del suono dei Dope Stars Inc., senza i quali la struttura musicale del combo sarebbe totalmente priva di fondamenta, e ne rappresentano addirittura la caratteristica più piacevole e trascinante. Le prime quattro track, fra le quali porrei in evidenza la title-track e l’esplosiva “Self Destructive Corp.” (un ritornello della miseria, ragazzi!), sono infatti delle poderose cavalcate di metallo cyber-punk che fanno sbattere su e giù la testa, come se stessimo ascoltando i Motorhead più abrasivi, nonostante il celeberrimo “tunz-tunz” riesca spesso a prendere il sopravvento sulle ritmiche di chitarra; le vocals costantemente filtrate di Victor Love, anche chitarrista, nonchè attivo già con i goth-metaller My Sixth Shadow, servono a rendere ancora più estraneo, robotico e aggressivo il lavoro qui recensito, anche se il sottoscritto sarebbe davvero curioso di ascoltare i pezzi qui presenti interpretati in versione growl.
Chiudono il disco l’ottima riproposizione della famosa “Shock To The System” di Billy Idol, davvero ben riuscita, e la più pacata “Generation Plastic”, leggermente deludente, in quanto forse placa troppo presto gli animi ormai surriscaldati dalle tracce precedenti. Il look curatissimo, a metà strada tra le deviazioni androgine à la Marilyn Manson e il vampirismo d’assalto dei Cradle Of Filth, è ulteriore dimostrazione di come la band sia prontissima per compiere il “grande salto”.
Per cui, fan del Reverendo, darkettoni elettronici, sfrenati cultori dell’eccesso e, più in generale, open-minded people, avvicinatevi senza titubanze ai Dope Stars Inc.!
Sapranno certamente come risvegliare i vostri istinti più reconditi.
Contagiosi come pochi!