Ricordando che le orchestrazioni erano già state abbandonate dal predecessore “Nymphetamine”, questo lavoro presenta piccoli cambiamenti, dovuti all’inserire in primo piano i riff chitarristici, anziché le tastiere. L’artwork blasfemo e offensivo, disegnato in modo tale da andare al passo con la moda malefica, che oggi attira tanti giovani aitanti metallari con la pretesa di credere alla musica metal come esempio di vita (purtroppo!). Dopo il classico intro si parte con “Dirge Inferno” dai riff thrash-oriented che caratterizzeranno questo lavoro, con soluzioni semplici ma d’impatto.
Quasi sabbatthiana “The Byronic Man”, lenta e cadenzata (non proprio in stile Dani e co.) con piccole variazioni atmosferiche. “I am The Thorn” è il pezzo centrale sia per le liriche scritte nell’album che per i riferimenti musicali attinenti al genere intrapreso.
Brani dello spessore di “Cemetery And Gundown” e “Lovesick For Mina”, portano la firma della band, il loro inconfondibile stile di mescolamento tra melodie oscure con riff veloci e diretti. Apre in pompa magna “Under Huntress Moon” dalle tastiere bene in mostra, con dei momenti gotich davvero personali. L’album alterna dei brani in pieno stile Cradle Of Filth ad altre situazioni di sperimentazione poco convincenti, simbolo di una mutazione che è avvenuta col tempo. Le band si evolvono e provano nuove direzioni ma, le vie vecchie sono sempre le migliori!
Stefano De Vito
