
I Cradle of Filth non sono mai stati una delle mie band preferite ma ne ho comunque apprezzato il lavoro, che in alcuni spunti molto ambient mi ricordava i loro colleghi norvegesi Carpathian Forest, che solo due anni prima, avevano dato alle stampe quel “Bloodlust and perversion” che è un po’ la pietra miliare di certo black/ambient.
Rimpiango molto i vecchi Cradle of Filth, quelli del vero black metal sulfureo e vampirico, non quelli di oggi, oramai fagocitati dallo star system trendista e antiqualitativo e proprio in memoria dei vecchi tempi mi accingo a recensire la prima opera degli inglesini black metal, intitolata “Principle of evil made flesh” e qui a farla da padrona troviamo il buon black metal che non mente e non muore. Ritmiche pesanti e serrate, di chiara scuola death, si mischiano con inserti di tastiera dalle sonorità molto decadenti e tardo ottocentesche, come nella migliore tradizione dei C.o.F. Senza contare poi l’alternanza di brevi intro’s e strumentali di tastiera molto cupi e ripetitivi, tipico di una formazione musicale improntata anche,se non soprattutto, sull’ambient.
Certo, siamo lontani dal black,dai suoni quasi apocalittici dei Burzum o dei Mayhem o dalle follie pagane, oltre che di quest’ultimi, anche dei Bathory e dei Darkthrone. Sembrerebbe più un black metal cinematografico. Infatti non mi stupirò se un domani i C.o.F saranno chiamati ad incidere qualche colonna sonora per film sui vampiri. Purtroppo oggi, questa band è un fenomeno di mercato, conosciuto anche da piccoli metallari appena approdati sulla scena. Ma i veri Cradle… oramai sono persi nelle nebbie dei tempi.
I brani sono tutti da segnalare. Proprio tutti.
Buon black non mente.