Dal lago di Bodom si pensava che non sarebbe mai più saltato fuori nulla di degnamente paragonabile a capolavori del calibro di Hatebreeder o Something Wild ma quando si ha a che fare con Alexy “Wildchild” Layo mai dire mai!
Ed eccoci ad ascoltare l’album della riscossa dei Children of Bodom, tasso tecnico altissimo, melodia a palla, cambi di tempo frequenti e sempre azzeccatissimi, questi gli aggettivi che più si addicono ad un album dalla fattura eccelsa e dal sound più maturo.
Purtroppo dopo virtuosismi tipici, ritmiche vibranti e linee vocali very “Wild” mi accorgo che i 9 brani dell’album non mi hanno dato il tempo di finire la recensione che dopo 38min rimugina già i riff della moderna opening track “Living dead beat” e si rende conto che a questo disco bisogna fare tanto di cappello.
Mai noioso e mai scontato persino nella semi-ballads “Punch me I bleed” dove le atmosfere si fanno cadenzate assolutamente fantastico in pezzi dalla chiara matrice bodomiana come “If you want peace… prepare for war”, veloce diretta e caratterizzata da tecnicismi esaltanti sia a llivello ritmico che dal punto di vista dei soli.
La title track senza dubbio resta il fiore all’occhiello dell’opera, che si colloca tra le vette delle ultime release mondiali, un pezzo moderno da considerare come chiara indicazione sulla strada intrapresa dai finnici.
A mio parere un cd completo, dinamico, moderno dove non si scarta nulla, 9 tracce per una furente gita al lago.
Grawl Malcom & Co.