Decisamente una storia particolare quella del terzetto modenese Brainsore, storia che inizia con la formazione nell’anno 2022, e una serie numerosa di live ancor prima di tagliare il traguardo di un debut album.
Siamo nel 2024 e per la ormai sempre più fervida etichetta Time to Kill Records (che ci sta viziando con lavori sempre più interessanti), la band sforna “The Grip Of Naked Mind”.
12 tracks che in meno di 30 minuti ci catapultano in un death grind brutale e senza compromessi.
TRACKLIST:
- The Stinking Sinister
- Sons Of Seznec
- Harvest Red
- In Life Is Coils
- The Mangrove Diaries
- The Amen Corner
- When Hunger Saves
- Mount Ashes
- The Harder We Fall
- Shrieks From Above
- Adult Male
- Beyond Recognition
Partiamo subito con “The Stinking Sinister” che ci fa capire, senza se e senza ma, che stiamo per ascoltare un album di puro impatto violento e grind e soprattutto massima resa in breve durata, nessuna track supera i tre minuti fatta eccezione per “When Hunger Saves”, 3.09.
Come ho già detto prima, a iniziare dalla opening track si chiarisce sin da subito la composizione dell’album che non si distacca mai dagli obiettivi preposti. Riff affilati e bei cambi di nota di Carlo Raspatelli a braccetto con il lavoro del batterista Luca Pennetta, martellante e veloce.
Mentre l’ascolto continua nei meandri di un death grind ben delineato arriviamo a “Sons Of Seznec” che rallenta un po’ il ritmo con una bella melodia quasi drammatica e ci da momenti di respiro prima di ripartire in questo viaggio nella violenza e nella ferocia.
Attenzione, la matrice delle track è certamente grind ma immergendoci nell’ascolto possiamo assolutamente e indubbiamente percepire influenze death e hardcore, cosa che ho apprezzato molto. Cosi come ho apprezzato le linee vocali ben fatte e soprattutto chiare (non mi è stato difficile comprenderne i testi), ma considerate che stiamo parlando di Federico Iulli già conosciuto nei Jesus Ain’t Poland quindi una voce di tutto rispetto per chi è amante del genere più brutale!
Il disco continua e arriviamo ad “Harvest Red” (non mi dilungherò a parlarvi di ogni brano ma vi segnalo quelli che per me meritano un momento di attenzione!), qui la band abbraccia quasi un’anima punk cruda e viscerale, ma che si evolve in una struttura dinamica caratterizzata comunque da cambi di tempo e variazioni ritmiche. Il brano muta poi lasciando spazio a un groove potente ma orecchiabile. Direi quasi che è la mia track preferita, un mix tra “accessibilità” e aggressività sonora per nulla scontato!
Subito dopo, i due singoli dell’album: “The Mangrove Diaries”, con la sua storia cosi triste e cosi atroce (se ne era già parlato durante la sua uscita nelle news) e “in Life Is Colls”, blast beat eccezionale e frenetico che alza un muro sonoro in una track che vi rimarrà ben viva nel sangue e che recita “Torment unleashes the dogs, preys on the choking units lair, the pulsing desolation strikes on the restless self”.
Senza dilungarmi ulteriormente arriviamo alla conclusione con “Beyond Recognition”, letale e degna chiusura di un lavoro che è riuscito in pieno a rappresentare ciò che voleva!
Questo debut album mi è piaciuto molto e sono certa che soprattutto agli amanti del genere piacerà, sono certa che il trio in futuro ci regalerà anche qualcosa di nuovo non disdegnando ovviamente questo death/grind di partenza, e non vediamo l’ora!!!
Voto: 8/10
Manilla Raven
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