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BLOOD INCANTATION – Absolute Elsewhere (Century Media Records – 2024)

ANCHE MENO, eddai su… capisco che le faide metal alimentino la voglia di essere qualcuno o dare giudizi assoluti, però se anche sui Blood Incantation abbiamo da ridire… allora ci meritiamo Tony Effe e Fedez. “Absolute Elsewhere”, ultima fatica dei Blood Incantation, è una perla moderna che si aggrappa al passato. Come un sudoku che non si riesce a districare, come una busta di cellophane che non si riesce ad aprire, come un film Bud Spencer e Terence Hill di cui non riesci fare a meno. Quando il death metal della Tampa Bay incontra il prog acido, alle volte melodico, dei Pink Floyd tutto si illumina, tutto diventa buio, tutto diventa Blood Incantation orientandosi verso l’altrove e ancora verso l’oltre, forse verso gli Antichi oppure gli Dei Esterni (Lovecraft docet). In questo lavoro vi è un terzo incomodo (e magari ci fosse più spesso come punto di riferimento) ossia i Tangerine Dream, in una dimensione che muta ogni volta, ogni nota: sono coloro che hanno immagnificato il rock, come attitudine soprattutto, con la space elettronica e molto altro. Un disco che si divide in due parti a sua volta in altre tre sottoparti. Il viaggio onirico-metal parte con “Stargate”, in tre tablet, venti minuti totali da ascoltare in religioso silenzio. Il destino del cosmo prende la sua forma lucida e folle per poi sfociare in un death-metal intricato e lugubre. Un intro synth e un assolo che ricorda un Gilmour liquido si fonde in una brutale orgia stellare fatta di riff slayeriani.
Il tablet successivo è di matrice Tangerine Dream. Cosmiche rarefatte atmosfere dove il silenzio dello spazio si tramuta in musica da brividi. Il terzo tablet è un compendio lovecraftiano, fatto di atmosfere esoteriche egizie (chi ha detto i Nile?) con la purezza del death più tecnico e mistico elargito in questo ultimo periodo.
“The Message” apre la seconda parte di questo capolavoro entrando in un territorio sublimato dal prog-rock e prog-metal che può ricordare Arjen Anthony Lucassen recuperando quanto prima il death metal marcio al limite del black metal nel suo cantato in growl. Il secondo tablet rallenta visibilmente il suo incipit e diventa un mesmerismo catacombale trasformandosi in una fellatio pischedelica classica pinkfloydiana. Il terzo tablet di “The Message” ha un qualcosa di mistico tra prog e freddo death, sono ben undici minuti di rincorsa cosmica, di misticità stellare, di brutalità death che sfocia in musica ambient. Pura follia pura musica pura autentica emozione. Per chiudere direi che canzone più adatta come “titolo” da dare a questi magnifici Blood Incantation sia “Shine on you crazy diamond” e che i Pink Floyd possano regnare ancora qui, nel cosmo, altrove e nella musica. Unica pecca… ma il logo del gruppo deve per forza fare riferimento al death anni ’90? Non si capisce… Ah ho capito, l’avrà suggerito Cthulhu… tutto ok allora…perfetto.

Voto: 9/10
Daniele Mugnai

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