
Power metal scontato che annoia all’ascolto. Un peccato per le parti atmosferiche create, che risultano di buon impatto. Dove la chitarra segue degli assoli o degli accordi melodici, è possibile ascoltare della buona musica fino a che il vocalist non attacca a cantare.
La voce è fredda e non sortisce alcun effetto, colpa anche di una base che accompagna il vocalist piatta e ripetitiva, con il solito palm-mute ad una corda, ormai trito e ritrito. Ottimo l’ingresso strumentale “Crash!” e tutti gli arrangiamenti dove appare l’estro del chitarrista: un esempio è l’intro di “God Against God”.
Un idea per rendere i brani accettabili sarebbe quella di togliere la noiosa cavalcata che accompagna il vocalist, provando degli accordi. Se si ascolta la succitata “God Against God”, si può ascoltare come tutte le parti sono ben messe in opera, senza la fastidiosa sensazione del già sentito.
Ottimi anche “The Metal Hymn” e “Mengele”, ultimi due brani dell’album, con riff trasportanti e testi d’impatto. Peccato per il restante cd, scialbo e poco incisivo.
Stefano De Vito