Diavolo di uno zio, ora si che torniamo a ragionare… L’album che forse tutti noi aspettavamo da tempo e che doveva arrivare per il suo bene e di tutti, dopo le due interlocutorie prove precedenti, le quali facevano pensare più ad un prepensionamento che ad un tentativo di evoluzione.
Diciamo subito che The Eyes Of Alice Cooper è un ottimo album dove viene ricalcato in pieno (o quasi) lo stile più classico del famoso personaggio creato e quindi reso famoso in tutto il mondo dalla mente contorta di Vincent Furnier. Si parte subito con “What Do You Want From Me”, un brano dalle caratteristiche vivaci, prepotente e trascinante dove difficile è rimanere indifferenti. Neanche il tempo di riprendersi, perchè la successiva “Between High School & Old School” toglie tutti i dubbi sul possibile flop: è uno dei probabili pezzi forti del disco dal refrain estremamente melodico e coinvolgente oltre ad incarnare in se una forte personalità “garage”, uno dei tanti aspetti che si avvicenderanno nei brani a seguire.
L’era anni ottanta di Alice tornano in voga con la ruffiana “Novocaine” mentre “Bye Bye Baby” ci ricorda con delle leggeri venature bluesy le capacità di un artista definito ancora fuori dal comune. Inevitabile poi l’ascolto della piacevole ballad strappalacrime “Be With You Awhile”, il preludio ad un altro pezzo di grosso spessore come “Detroit City” dal forte retrogusto seventies. Sonorità ruvide ed appesantite da moderata modernità, si avvertono in “Spirit Rebellious” e nella conclusiva “Backyard Brawl”, ancora due ottime songs. Ecco poi come il buon caro Vincent, si trasformi in cantastorie con fare orrorifico e grandguignolesco in “This House Is Haunted” o si avventuri con maestria in lidi meno convenzionali su “The Song That Didn’t Rhyme”. Da segnalare infine la buona “Man Of The Year” (cos’è un’auto-dedica?) e la frenetica e punkeggiante “I’m So Angry”.
Un vero mito capace ancora di dire la sua alla soglia dei sessanta. Incredibile! Diavolo di uno zio
Roberto Pasqua