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VENUS IN VEGAS – Back in Sin (Golden Robot Records – 2024)

“All in the name of rock‘n’roll” cantavano i Motley Crue, e di hard rock carico di adrenalina verte la nuova creatura del guitarist romano Federico Venditti (doom-master italiano).
Passione, “core”, tanto sanguineo cantare, suonare senza fronzoli, senza tastiere = puro hard rock. Motley Crue + Badlands + Cinderella = riffing + rock blues + melodia. Dieci tracks molto energiche e travolgenti proprio come i citati mostri sacri qui sopra. I Venus in Vegas assumo il ruolo di leader italiani in stanza hard rock e lo fanno in maniera sublime: sia chiaro, niente di nuovo sotto il cielo, però… svolgono il loro mestiere perfettamente in questo “Back in sin” suffragati da una cantante davvero eccelsa, Chillà, un misto tra Jeff Keith (adorazione totale) e Tom Keifer. Partono a razzo con “No Faith”, esempio di perfetta simbiosi di purezza rock con il wah wah iper distorto e il pulsante basso con una precisione rocker dietro le pelli. “Back in the farm”, esempio di street and rock con vena melodica simil Cinderella. Un must “Master of lies”, davvero eccitante l’accelerazione finale, mentre la frizzante “Dark Side” mi ricorda i Tesla più semplici quanto meravigliosi. Passiamo alla successiva “Last Train”: bolgia sotto il palco con tutti i sudori e altri liquidi corporali da assecondare per questa song alla Jimmy Page. Si ripetono nella prossima “Nightlife”, ancora riff sanguinii. Sensuale quanto una birra versata su di una maglietta di una pin-up la superlativa “Don’t blame me”; suggestiva e suadente quanto ancora sessualmente intrigante risulta “Shallow waters” (echi zeppeliniani simil “Kashmir”), per concludere con la meno commerciale di tutte, “Another War” che detiene forse anche la massima espressività in una disperata commistione di malinconia durezza e purezza in nome del dio del rock. Ottimo album per il gruppo di Fred con buona pace di Sanremo e soci. Questo album, cari lettori, è un super album, un supergruppo, che se tanto mi dà tanto… a buon intenditor…

Voto: 8/10
Daniele Mugnai

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