Mi rendo conto di essere in notevole ritardo nel segnalare quest’ultimo lavoro dei britannici Jaguar, ritardo peraltro non voluto, anche se con un pò di malizia, posso confessare che non nutrivo molta fiducia nel rilancio di una delle band simbolo dell’era N.W.O.B.H.M., considerando poi, che a prima vista l’album si presentava con un artwork di dubbio gusto; ciò nonostante già ad un primissimo ascolto mi sono dovuto sorprendentemente ricredere per poi uscirmene con una sola esclamazione: “notevole!”.
Giudizio magari frettoloso e non del tutto realistico e che ha risentito forse di un complesso nostalgico, poichè l’effetto che provoca Run Ragged è immediato, poderoso nei suoni, grazie ad una produzione dall’effetto live-studio che non so fino a che punto possa piacere al “grande” pubblico. Undici songs di sano Heavy Metal che trasudano energia e che testimoniano la vitalità ed il feeling ritrovato all’interno del gruppo che nel frattempo ha avuto tempo per cambiamenti in line up dove manca addirittura il veterano Jeff Cox sostituito caparbiamente da Darren Furze al basso, ovvero un musicista che suona come un treno in corsa (senza freni). Per il resto troviamo i riconfermati Nathan Cox alla batteria ed il cantante Jamie Manton (screamer di vecchia razza) a dar man forte all’unico superstite Garry Pepperd che con la sua chitarra ci si trova sempre a che fare con i soliti giri di accordi, e questo poco importa quando si parla dei Jaguar.
L’inizio è al fulmicotone con due tracks, nella fattispecie “Run Ragged” e “Feng Shui”, le quali spazzano via ogni cosa con uno speed metal massiccio e senza compromessi; facile notare come la voce su tutto il lavoro sia stata messa in rilievo un gradino sopra, non penalizzando comunque gli altri strumenti. Melodie quasi sofferte e classiche cavalcate metal la troviamo invece su “As The Crow Flies”, manco a dirlo, un pezzo dalle forti reminiscenze New Wave Of British Heavy Metal. Ma i Jaguar in questo capitolo della loro carriera, vogliono tenere alta la tensione dell’ascoltatore e quindi giusto il tempo di ascoltare “No Change Given” (canzone che si assesta sugli standard in compagnia di “Nailed” e “This Is Your Life”), che si passa nuovamente a pestare duro con “Living Hell” e “Gulf War Syndrome”, giusto connubio tra potenza e melodia. “Stray” è forse l’episodio migliore, con quel piglio un po’ scanzonato e di forte “maideniana” memoria, contenente un refrain irresistibile. Si giunge al termine con la buona “Eighties” e una straripante “My Weakness” dove le strofe “simil-rappate” (niente paura, lo scandalo non è nemmeno sfiorato.) sfociano in un ritornello assolutamente trascinante.
Che altro dire? Ho trovato Run Rugged un album valido, a tratti anche divertente da ascoltare, con quella produzione un pò sbarazzina.
Ma la N.W.O.B.H.M. suonerebbe così nel duemila?
Roberto Pasqua