Ciao Dario. Di solito non mi sbilancio mai nel fare apertamente i complimenti ad un artista, ma questa volta credo proprio di fare un’eccezione, considerando che poi c’è di mezzo un certo Tony Martin che ho sempre ammirato. Direi che The Cage 2 è l’ideale connubio tra influenze del passato, stili diversi e le tue personali “rivisitazioni” che rendono al disco un sound “attuale” e lascia ben poco spazio alla superficialità, giusto?
Grazie per i complimenti, sono onorato che ti piaccia “The Cage 2”, devo dire che hai proprio colto nel segno, e’ un misto di classico e di modernità allo stesso tempo.
The Cage è da considerarsi un tuo progetto solista o una band a tutti gli effetti?
E’ un progetto solista che ha i lati positivi e l’amalgama di una band.
Conoscendoti dai tempi dei Crossbones, ti ho sempre reputato un “perfezionista”, sempre alla ricerca della precisione, dell’alta qualità e della competitività, a costo di fare passare anni di lavoro per raggiungere l’obiettivo prefissato. E’ forse questo un pregio che è mancato a molte bands italiane in passato ed ancora oggi?
Diciamo che non è sempre facile dire no fino a quando non si e’ assolutamente soddisfatti del proprio lavoro, comunque e’ una questione di carattere, di testardaggine e di rispetto per i fans che acquistano i tuoi lavori.
Sarà anche per la tua passione ad avere il meglio che ha facilitato collaborazioni con personaggi di elevato spessore, da Don Airey (fin dagli anni ’80) a Tony Franklin?
Si, e’ gia’ difficile partire dall’Italia con questo genere di musica, in piu’ se si parte col piede sbagliato.
Sfatiamo la leggenda che vuole spesso le rockstars come persone viziate e desiderose solo di guadagnare soldi. In verità, come è stato lavorare con persone del calibro di Martin e Hughes?
Non mi riesce proprio di considerare le persone “famose” come una casta superiore, per me conta quello che hanno da esprimere artisticamente, comunque più un musicista e’ bravo e più e’ umile e rispettoso del lavoro altrui.
A proposito di Hughes, ci sarà un seguito al progetto Voodoo Hill?
Presumo di si.
Credo che nei tuoi due albums Tony Martin canti con una voce molto più versatile rispetto ai dischi con i Black Sabbath, questo dovuto forse anche alle varietà delle musiche da te composte. Qual’è il tuo giudizio definitivo in proposito?
Si la mia musica e’ un po’ più varia e di solito lascio molta libertà di espressione.
Come vi siete ritrovati tu e Martin nei panni di novelli Page-Plant in “Dazed And Confused”?
Una faticaccia, riprodurre quelle atmosfere non e’ stato facile.
Non esiste un’amichevole e rispettosa competizione tra te e Aldo Giuntini, dato che vi dividete lo stesso vocalist per i vostri lavori?
Assolutamente no, pensa che sono io a produrre tutti i lavori di Aldo.
E’ proprio vero che “chi fa da se fa da se fa per tre”? (mi riferisco al tuo Damage Inc. studio)
Parole sante, mi manca solo di mettere su una label e ho chiuso il cerchio.
Che ricordi hai dei Crossbones e c’è un filo conduttore che lega il passato con gli attuali The Cage?
Nulla e’ cambiato dai tempi dei crossbones, ho sempre lo stesso approccio nei confronti della musica.
Ammesso che in Italia si creino i presupposti giusti, vi muoverete per delle date live?
E’ probabile.
Dopo gli ottimi risultati di The Cage 2, penso che tutti aspettino The Cage 3 (come la saga Led Zeppelin?), ci stai già pensando?
Sicuramente si, visto poi che il connubio con Tony funziona alla grande.
Allora Tony, leggendo oggi le lyrics, sembra che tu abbia avuto una maggiore ispirazione nel comporle rispetto a “The Cage 1”. Se è vero, a cosa è stato dovuto tutto ciò?
Hai saputo del mio divorzio, vero?!!!
In effetti ho passato veramente un brutto periodo, ma che fortunatamente sono riuscito a superarlo con abilità e a trasformarlo per un buon uso creativo.
So che parteciperai ad un altro album di Aldo Giuntini, ma che differenze ci trovi nel lavorare con lui e con Dario Mollo?
Dario è molto più sperimentale di Aldo, infatti è possibile trarre molte più idee con The Cage. Aldo ha molte idee chiare su ciò che vuole ascoltare ed è un vero guitar player. Diciamo che in entrambi i casi sento il bisogno di cambiare la musica per trovare le vocals giuste, e con le composizioni di Dario sono più abile nell’esplorare più soluzioni tecniche che con Aldo.
Al momento partecipi soltanto come special guest in vari progetti.
Secondo te è meglio lavorare in questo modo o magari essere leader di un'”unica” band?
A breve ci sarà un’offerta per le case discografiche di un solo project a nome Tony Martin e spero sinceramente che ora possa proporre la mia propria musica.
Senza voler entrare troppo nei dettagli, come è nato un testo come quello di “Guardian Angel”?
Non c’è una spiegazione specifica. In un certo senso ho solo cercato di parlare in modo divertente, di come molta gente pensi che ognuno di noi abbia “qualcuno” che li osservi e che li guidi.
Scusami, ma mi sembra d’obbligo una domanda sui Black Sabbath.
Supponiamo che dall’altra parte del telefono ci sia Tony Iommi che ti propone di tornare a fare qualcosa con loro, tu cosa gli risponderesti?
Sabbath? No!
Iommi? Beh… Forse!
Bene. Hai avuto occasione di conoscere la scena hard-heavy metal italiana?
Non molto bene, dal momento che non � molto diffusa nel resto del mondo.
Roberto Pasqua