
I Fearytales sono una band proveniente da Torino e questo “Vento Divino” è il loro terzo album in carriera, anche se la loro storia come band inizia quasi vent’anni fa. Ad ogni modo ciò che conta davvero è la qualità della proposta, più che la quantità, e questo “Vento Divino” di qualità ne ha molte. Sin dall’iniziale “La Ginestra” si capisce che non è facile trovare una collocazione precisa alla proposta di questa band. Elementi di melodic death e black si mescolano ad un metal spesso grooveggiante, dove la voce di Marco Chiariglione riesce a destreggiarsi su numerosi registri vocali, sia puliti che sporchi.
Solitamente i brani hanno un andamento non facilmente preventivabile, nel senso che siamo al cospetto di un’opera fondamentalmente progressive metal. Basti sentire alcune tracce seguenti, come ad esempio “LightBlind” per capire che la band è avvezza ad introdurre l’ascoltatore in un universo spesso magico, fatto di trame dilatate e quasi sognanti, per poi colpirlo come un cobra successivamente, con accelerazioni tipicamente death o black metal.
Questo modo di intendere il metal estremo, del tutto inusuale e probabilmente accomunabile sotto la dicitura “dark metal”, fa di “Vento Divino” un disco probabilmente destinato ad una nicchia di ascoltatori pronti ad abbracciare diversi stili in un album di metal estremo, ma anche pronti a non avere brutalità dall’inizio alla fine del disco. E questo fa risaltare ancora di più le parti con un approccio decisamente in your face, come ad esempio la title track, “AdventComes”, “La luminosa notte dell’anima” o “In tinta caligine”, tutto esempi di un metal intelligente ma crudele e che nonostante la velocità riesce a mantenere sempre alta l’oscurità di base. Si sprecano durante tutto il disco assoli di chitarra, pattern di batteria per nulla semplici e finezze varie.
Se i FearyTales sforneranno un nuovo album che saprà mantenere inalterate queste caratteristiche, compreso l’uso azzeccato dell’idioma in italiano, potrebbero stupirci ancora di più, perchè sebbene “Vento Divino” sia un prodotto qualitativamente sopra la media e dotato di grande personalità, la sensazione è un po’ quella comune a molti album e band al terzo disco, cioè che tante cose si potrebbero ancora evolvere su uno stile che comincia proprio adesso a fissare dei paletti precisi e decisamente interessanti, per una evoluzione futura ancora più avvincente.
Voto: 7,5/10
Joker
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