
Questa band riesce a confezionare un secondo album davvero convincente e per certi versi arriva quasi inaspettatamente. Assenti dal mercato discografico da ben otto anni, questi quattro ragazzacci romani tornano con questo “When The Pillars Collapse” più forti che mai. I motivi della loro potenza risiedono in un’attitudine quasi stradaiola e in una tecnica davvero ottima. Non è solo una groove metal band, ma è molto altro. Ci sono sprazzi di metal estremo o anche di blues e stoner. Nel loro mirino ci sono diversi generi e questo rende l’album piuttosto eterogeneo. Si va dall’incipit quasi stoner della prima canzone, ovvero “Can’t Control” fino ad episodi che flirtano quasi col thrash più tecnico, come succede ad esempio in “Reflection”, “Soffocation” e It’s So Hard”.
La buona varietà vocale del cantante Stefano Calabrese riesce ad evocare anche i migliori Pantera e il periodo d’oro di Phil Anselmo, quando era un cantante in grado di fare la differenza e di passare dalla dolcezza a brani di una ferocia inaudita. La differenza coi Pantera però è palese. Nel caso dei Black Motel Six non abbiamo gli eccessi thrash/core in cui a volte si buttava la famosa band texana. Qui non abbiamo una “Strength Beyond Strength” o una “Rise”, ma di certo questa band si avvicina molto come potenza a quei territori evitando però la velocità a favore di una ricerca ritmica eccellente sorretta da Emanuele Calvelli al basso e soprattutto dall’ottimo lavoro di batteria di Alessio Brancati.
Manco a dirlo, il muro di chitarra è quasi sempre invalicabile e molto curato, ma la band anche in questo versante riesce ad offrire melodia e varietà, come dimostra un pezzo molto lineare e melodico come “Conclusion”.
Insomma, un album che si fa valere, una band da tenere molto in considerazione. Questo è tutto, e non è poco.
Voto: 7,5/10
Joker
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