Seconda fatica discografica per gli italianissimi Bangout (provengono da Roma). In questo album abbiamo un buon connubio tra vecchio hard rock e nuove soluzioni, che si sono fatte strada negli ultimi venti anni circa in questi generi. La dimostrazione di quanto ho detto sta nel riuscire a far convivere grunge, alternative metal, hard rock d’annata e uno spruzzo di genuina spontaneità derivante da formazioni come Hardcore Superstar o Guns N’ Roses.
Ci sono in questo album tanti potenziali singoli, e io menzionerei le tracce più trascinanti come ad esempio “Animal”, “Calling”, “Long Live The Brave” e la title track, “Paradise ’99”. Tutte queste canzoni riescono a restare in equilibrio tra velocità, melodia e parti più heavy e cadenzate. Ottima l’idea di inserire delle tastiere in alcuni brani, che regalano momenti davvero interessanti, e soprattutto non risultano mai fuori luogo ma anzi, ben pensate e inserite nei punti giusti per dare più enfasi ad alcune parti. In ogni caso i Bangout rimangono una band rock nel senso ampio del termine: la loro musica si basa innanzitutto sui bei riff di chitarra, sulla voce che tesse melodie molto catchy ed una batteria che sa picchiare duro.
Nel complesso questo è un album davvero godibile e si respira un’aria di internazionalità durante queste undici tracce, anche quando la band cerca di inserire il ballatone in stile anni Ottanta o Novanta, che porta il titolo di “Roots To Stone”, che però rimane un’isola quieta quasi isolata in un mare di buon hard rock (da ascoltare anche “Something Special” e “Stupid Bitch!” per credere…).
Ora non rimane che aspettare il prossimo album, che sarà il terzo, e quindi davvero potremo vedere se la band si consacrerà definitivamente!
Voto: 7,5/10
Joker
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