
Partiamo dal classico presupposto: nonostante sulla carta rappresentassero musicalmente un elemento di sicuro interesse, non avevo mai ascoltato un album degli Arcane Tales per intero. Per la verità, anche in fatto di singoli estratti ero rimasto a “Legacy of the Gods”, laddove è del tutto evidente che la prolificità dei Nostri abbia reso desueto il mio sforzo. Anzi, del Nostro, in quanto – come gli addetti e gli affezionati sanno – gli Arcane Tales sono una one man band a tutti gli effetti, espressione del veneto di adozione e lucano di origine Luigi Soranno, che ha fatto suo il concetto di Hollywood Metal lanciato dai Rhapsody ormai tre decenni orsono.
Da questo punto di vista, la title track “Ancestral War” mette subito le cose in chiaro, benché ci sia vita oltre le Terre Incantate, per così dire: in più frangenti il mastermind tende a ricalcare i fasti più “diretti” del power europeo, nonché a seguire – un po’ per influenza diretta, un po’ di rimando – quella scuola di costruzione degli assoli di chitarra che vede nei Warlord del compianto Tsamis o nei Dark Quarterer di Fulberto Serena alcuni degli esempi a cui siamo più affezionati, da queste parti.
Decisamente, non fatevi ingannare da un titolo come “Frozen Rhapsody”: lungi dall’essere un tributo ai padri putativi, si tratta piuttosto di una traccia in cui Soranno sperimenta persino la vicinanza alla parte “illuminata” del black metal in alcune scelte espressive – Covenant e Bal-Sagoth dovrebbero dirvi qualcosa, se anche voi viaggiate puramente ai bordi del genere – nonché una non insospettabile passione per i musical che emerge sempre nell’uso delle voci. In sostanza, l’ascolto di questo disco rivela molto più di quanto la “fama” degli Arcane Tales lasciasse trapelare e ciò si inserisce perfettamente nell’operato della Broken Bones, realtà da sempre attenta alla qualità al di là del genere proposto. Certo, non mancano momenti un po’ scollati dal fluire generale del disco, come “Sons of the Stone” che sperimenta il refrain ostinato alla White Skull, “Blood and Honor” gioca la carta dell’epicità convogliata attraverso il piano, uno di quegli stratagemmi manowariani che qui però si tinge della caratura sinfonica di ordinanza, e “Marching Through the Fire” che ripropone la già citata passione per Hellhammer e soci, pur senza la stessa efficacia di “Frozen Rhapsody”.
A riaccendere l’attenzione dell’ascoltatore ci pensa però il pezzo conclusivo: quando si dice “tra Mito e Leggenda” è impossibile non lasciarsi catturare (appunto) da questa “Between Myth and Legend”, interessante suite che alterna l’Hollywood Metal che abbiamo imparato a conoscere con Turilli e Staropoli, il tocco compositivo malmsteeniano degli anni d’oro e un certo flavour folk nel finale che in questi casi non guasta mai, il tutto condito da qualche bordata viking che resta addosso come la schiuma di una birra spinata a regola d’arte. Un vero peccato non sia possibile ascoltare dal vivo qualcuna di queste tracce, ma in queste cose mai dire mai: quello che abbiamo per ora è un signor ottavo (!) disco di questo progetto, che mi sento decisamente di consigliare a chi non è ancora sazio e pago della splendida stagione vissuta del symphonic metal italiano. E poco importa che gli Arcane Tales siano per natura e vocazione un progetto da “studio”: qualche volta è anche bello tenersi la fantasia per sé, senza metterla per forza a confronto con una realtà che ha le sue luci e ombre, specie quando si tratta di un concerto di un genere così attento ai particolari e alle orchestrazioni…
Voto: 8/10
Agent of Steel
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