
“Lo shoegaze è un sottogenere musicale dell’alternative rock, sviluppatosi nel Regno Unito alla fine degli anni ottanta. Tra gli elementi identificativi, oltre a un significativo utilizzo di effetti (per lo più distorsore e riverbero) per le chitarre spesso impegnate in riff monocorda, vi è un forte senso melodico delle parti vocali, trattate come mero strumento supplementare e quasi “sognanti”, tanto che il genere è in buona misura legato al dream pop”.
Questa premessa è importante per farci addentrare nell’universo degli “23 And Beyond The Infinite” (nome magnifico), gruppo alternative, blues, pop noise italiano con la precisa peculiarità nei testi di disintegrare la società, con ricami e richiami-echi punk …
Eccolo il mio incipit datato agosto 2020 per gli 23 And Beyond The Infinite. A circa due anni di distanza esce il loro nuovo disco e siamo di fronte all’ennesima gemma dell’universo rock. Degli otto brani di questo “Lumen del Mundo”, sette risultano essere originali, con l’ultimo brano che sciorina una cover degli onnipresenti (nella filosofia concettuale dei nostri rocker beneventani) The Doors. “Infinite #23” parte come non ci fosse un domani, psych-rock paladino di una produzione praticamente perfetta. Le due song successive “Knives” e “Surging Clogs” sono una commistione di quel punk sofisticato anni 80 con venature country ma di quello oscuro, come se i Beach Boys distorcessero ancora di più i loro Marshall, insomma due diamanti incastonati nell’anello dell’alternative. La morbosità lasciva che pervade “Horsedance” incanta ed eccita nello stesso tempo mentre nella successiva “Chemical Love Bomb” è come se i Kyuss dicessero “bastaaa ora ci divertiamo!” e suonassero una garage-song tirata ed estremamente desertica. Il basso è uno strumento che riesce ad emozionarmi sempre e in “Disappeared Smiling Sun” mi fa venire i brividi di calore sensuale. “Dark Sunset” è molto Helmet, molto noise, molto acidamente cupa, molto perfetta. La cover finale dei suddetti Doors non fa che arricchire questo disco rifacendola in maniera del tutto personale e approfondendone il concetto stesso [l’ho sempre detto che la famigerata Celebration of the Lizard aveva potenzialità ancora non del tutto espresse, NdR]. Ecco, i ragazzi di Benevento riescono ad emozionare ancora una volta; ricordo che i 23 And Beyond The Infinite sono Cosimo Boscaino (chitarra e voce), Vincenzo Concia (basso e voce), Gianluca Timoteo (batteria). Un trio delle meraviglie oserei dire che non ha niente da invidiare ai gruppi internazionali così osannati e finti (boccaccia mia statti muta). La base testuale del disco è sempre “all in”, in tutte le sfaccettature sia filosofiche che più mainstream. Musicalmente siamo di fronte al “non plus ultra” di categoria superiore e tocca ripetermi ancora una volta: verso l’infinito e oltre con i 23 And Beyond The Infinite… si può.
Voto: 8/10
Daniele Mugnai
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