Questo album è di sicuro una delle produzioni più schizoidi e malsane degli ultimi tempi: è un’opera malata, perversa dalla mille sfaccettature.
Per dovere di cronaca, urge menzionare il fatto che nel ruolo di singer troviamo la voce della morte, Attila Csihar (ex Mayhem, Plasma Pool, ed ora nei romani Aborym), uno dei vocalist più estremi, innovativi e personali di sempre. Il cd si divide in tre capitoli e le tematiche affrontate sono molteplici! Si va dall’antica Roma (la title-track) verso lidi patriottici (Iron County), c’è un omaggio al principe delle tenebre (Dracula), un episodio “romantico” (“Cara Mia”, sentitevi il refrain da brividi!). Questa la prima parte, forse quella più “normale”, o sarebbe meglio dire più “musicale”.
Nel secondo capitolo vengono affrontate tradizione e leggende ungariche (terra natia del combo); il sound diviene schizofrenico, imprevedibile, a volte noise, semplicemente geniale. La terza parte rappresenta la fase culminante del delirio-Tormentor, tra urla lancinanti, lamenti, rumori dall’ignota provenienza e quanto altro possa fuoriuscire da menti che sono esempi viventi del binomio genio-sregolatezza.
Ho provato a descrivere in poche righe un album di 72 minuti, ma bisogna provare con le orecchie e lo spirito per credere; ai Tormentor, a parte l’immenso lavoro, va dato atto di aver tirato dritto per la propria strada, senza alcun cedimento commerciale, con un’attitudine unica e vera. Ed attenzione! Non siamo di fronte ad un’opera nata con lo scopo di shockare qualche adolescente cazzone (vedi M. Manson, Slpiknot) giusto per divertirsi un po’; qua si parla di “individui” (non massa) che scaricano su un solco le proprie pulsioni (positive e negative), idee, devianze mentali, senza dover per forza fare i conti col bilancio della casa discografico o col numero di “piccoli fans” in aumento.
“Recipeferrum!” è un lavoro per pochi, un esiguo numero di “individui” che dalla musica vogliono ancora ricevere scariche che invadano la mente e il corpo; gli altri farebbero meglio a starne alla larga: è molto meglio così.
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