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Intervista a FRANCESCO CASTOLDI dei PYTHONS

Siete arrivati al primo importante lavoro discografico, quindi direi che dei brevi cenni biografici siano utili per capire chi sono i Pythons.

I Pythons sono una band di amici, provenienti dalle più diverse realtà musicali, che ad un certo punto hanno deciso di fare quello che gli veniva pi� naturale: suonare rock’n’roll! Da quel momento, non siamo più riusciti a smettere. Siamo insieme da circa cinque anni, abbiamo fatto due demo tapes (“In the Rain” e “Four Stones”) e abbiamo cercato di suonare ovunque.
Da squallidissimi pub di provincia (anche se sono sempre quelle le serate più divertenti!!) ai grossi palchi dell’I Tim Tour, o agli ultimi supporti ad Alice Cooper e a Moody/Mardsen, chitarristi storici dei Whitesnake. Adesso siamo arrivati al debutto discografico, e come dice il titolo stesso del disco, non abbiamo nessuna intenzione di fermarci qui! Il disco sta già avendo ottimi riscontri ovunque, e la cosa ci rende orgogliosi.

Ve lo avranno chiesto in molti, ma perchè chiamarvi Pythons? Per caso un omaggio al vostro background musicale?

He he he he, esatto! Ma non solo, anche un omaggio al nostro vecchio bassista, che saluto. Lui sa perchè.

Cosa ne pensate di tutta quella scena rock tendenzialmente crescente, che riprende se non fedelmente almeno in maniera passionale tutti quei clichè anni ottanta?

E’ inevitabile, la musica è ciclica, e adesso il sound degli 80’s sta tornando di moda. Anche se credo che nella scena underground non sia mai andato via. Credo che ci sia però una certa tendenza a reinterpretare gli anni ’80, anche perchè molti dei suoi clichè, soprattutto a livello di immagine, riproposti esattamente ai giorni nostri, appaiano un po’ anacronistici.

Quale attitudine mette in risalto il progetto Pythons?

Mi ricollego alla domanda precedente. Si è detto più volte che noi suoniamo musica anni’ 80, e in parte, soprattutto nelle componenti più melodiche del nostro sound, la cosa è senz’altro vera. In realtà però la nostra tendenza, il nostro obiettivo, è quella di rivedere quella musica il più possibile a modo nostro. L’attitudine della band, sia nel look che nell’approccio ai rispettivi strumenti, è molto più seventies, diretta e spontanea. Per ogni song cerchiamo di creare il blocco unico, il muro di suono, dove il singolo non emerga mai pi� di tanto, ma nel quale tutto il gruppo lavori solo e unicamente per creare il pezzo. Devo dire, e ripeto, che la cosa è assolutamente spontanea!!

A chi non ha mai potuto assistere ad un vostro show, sapreste descrivere cosa si è perso?

I nostri concerti, com’è naturale, riflettono la nostra attitudine. Dal vivo cerchiamo di creare il più possibile l’interazione con il pubblico, in modo tale che il concerto si trasformi in una grande festa collettiva, dove chi ci viene a vedere non sia solo uno spettatore, ma un indispensabile co-protagonista.

Sembra ormai consolidata la tendenza di molti live club di proporre serate maggiormente a cover bands, che magari attirano più gente, anzichè gruppi emergenti (e non solo) che propongono musica propria. In tal senso qual’è il vostro parere per una questione sempre attuale?

L’Italia, sfortunatamente, dal punto di vista musicale, è ancora molto arretrata, e forse, ancor peggio, sta arretrando sempre di più. Non c’è molto interesse per chi crea musica. La scena musicale, in quasi tutti i settori dell’hard’n’heavy, è ristrettissima (un discorso a parte, secondo me, vale per la musica estrema, come il death ed il black metalïà). I locali live, che ovviamente devono sopravvivere, lo sanno, spesso non hanno il coraggio di proporre gruppi inediti che potrebbero non attirare la gente. Le band inedite sono spesso chiamate da fuori, perchè quasi sempre più prestigiose, e la cosa viene data in mano a grosse agenzie, che gestiscono direttamente i rapporti con i locali. C’è anche da dire però che, con un po’ di insistenza e senza tante pretese, a suonare dal vivo si riesce lo stesso. Bisogna solo insistere un pò. Noi abbiamo sempre fatto così, in realtà, e solo di recente siamo aiutati da terzi. A parte noi, conosco un sacco di band composte da gente che si sbatte una cifra e, pur proponendo inediti, anche se con diverse cover, riesce a suonare quasi una volta la settimana (mi vengono in mente i miei grandi amici Hoollywood Vampires di Reggio Emilia, una grande band!!). In questo momento il nostro obiettivo sarebbe quello di suonare all’estero, anche solo per fare un confronto.

Avete fatto alcune date con i Fire Trails. Come ci si sente a dover dividere le serate con quel “giovanotto” (Pino Scotto) che di strada nel nome del rock ne ha fatta eccome?

Pino è un vero rocker!! Si possono dire tante cose di lui, ma sicuramente la più vera è che è una persona che ha vissuto il rock’n’roll su di se tutta la vita, fino all’ultima goccia di sudore. Sicuramente ha molte cose da dire e da insegnare a chi suona rock, oltre che un sacco di aneddoti spassosissimi da raccontare. Consigliata a tutti almeno una bella sbronza in sua compagnia!

Pensando un pò in grande e fantasticando un pò, a quali tournee e in compagnia di chi, possono ambire i Pythons?

Ti direi i Metallica, ma, visto che ci accontentiamo di poco, ci vanno bene sia i Darkness che i Velvet Revolver (ma solo perchè la tournè dei Rolling Stones è già partita) se proprio non rimane niente, vada anche per i Backyard Babies, i Jet o gli Hellacopters. Anche se avrei preferito una reunion degli Zeppelin per l’occasione.
Hai detto te che potevo fantasticare.

Ritornando sulla terra, cosa vi aspettate da “Never Enough”?

Never Enough ci ha già dato tanto di per se. E’ il nostro primo disco, la nostra prima creatura, e ti assicuro che questo per una band è già una cosa enorme!! Il vederlo nascere, passo passo, è stata un’emozione infinita. Ed il risultato finale una grande soddisfazione. Ora ci aspettiamo che più persone possibile lo ascoltino e ci dicano ciò che pensano del nostro lavoro. Ci aspettiamo di trovare il modo di andare all’estero, sia a promuovere il disco sia a suonare. In Spagna sarà già possibile, grazie alla distribuzione e alla promozione assicurataci dall’Avispa. Speriamo di poterci piano piano allargare anche ad altri paesi. Siamo fiduciosi.

Roberto Pasqua

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