La carriera dei Carcass raggiunge il suo apice, sia dal punto di vista compositiva sia a livello di fama, nel 1993, con la pubblicazione di “Heartwork”.
Quest’album è un lavoro che va oltre il grind degli esordi, supera i confini del death ipertecnico di Necroticism e raggiunge un perfetto equilibrio tra la potenza di questi generi estremi la melodia catchy del metal classico, tanto che all’epoca i critici parlarono di una “svolta maideniana” intrapresa dalla band. Il disco si apre con tre brani veloci e tecnici, in grado di togliere il fiato all’ascoltatore (“Buried Dreams”, “Carnal Forge” ed “Embodiment”), per poi giungere a due pezzi da tramandare ai posteri: la title-track e “No Love Lost”, di cui furono anche realizzati dei bellissimi videoclip.
Le tematiche dei brani abbandonano quasi del tutto lo splatter-gore e si dedicano ad argomenti quali i tormenti dell’amore (“No Love Lost”), e la critica al odierno sistema socio-politico occidentale, che annichilisce l’individuo sino a renderlo un’inconsapevole burattino convinto di vivere nel migliore dei mondi possibile (“Heartwork” e “Buried Dreams”). Non viene tuttavia mai abbandonata la sottile ironia degli esordi, come si può ben notare dai testi di “Blind Bleeding the Blind” e “Arbeit Macht Fleisch”.
Quest’album è anche l’ultimo che vede la partecipazione di Michael Amott, che, con una prestazione da brividi, si congeda dalla band per formare in contemporanea il suo progetto stoner Spiritual Beggars e gli Arch Enemy.
Track list:
1) Buried Dreams
2) Carnal Forge
3) Embodiment
4) No Love Lost
5) Heartwork
6) Embodiment
7) This Mortal Coil
8) Arbeit Macht Fleisch
9) Blind Bleeding the Blind
10) Doctrinal Expletives
11) Death Certificate
Marco Cramarossa