Quest’anno l’Eastpack Antidote Tour solca l’Europa con un rooster di band metal, dopo anni in cui i gruppi partecipanti a questa tournee organizzata dalla nota marca di zaini erano per lo più appartenenti alla scena punk ed alternative rock La tappa italiana dell’evento si svolge all’Alcatraz di Milano, già sede due giorni addietro del favoloso concerto di Dimmu Borgir ed Amon Amarth.
L’affluenza di pubblico, come era prevedibile, è notevole, sebbene il locale sia aperto solo per metà e le band siano costrette ad esibirsi sul palco più piccolo, non sul main stage che viene utilizzato soltanto in occasione di grandi concerti, come appunto quello svoltosi domenica 14 ottobre. Appena entrati tocca subito ai tedeschi Sonic Syndicate, giovane band sulla quale la Nuclear Blast sta puntando tantissimo a livello promozionale. La band dei tre fratelli Sjunesson propone un genere attualmente molto di moda, ossia una calibrata miscela di death svedese ed emo-core di matrice americana. Le canzoni suonate, estratte soprattutto dall’ultimo e fortunato lavoro “Only Inhuman”, sono caratterizzate da un’estrema orecchiabilità e da parti melodiche al limite del pop, e vengono ben accolte dal pubblico più giovane presente all’evento, ragazzini con pettinature alla Beatles, per intenderci. Di sicuro i Sonic Syndicate, finché resterà in voga la tendenza di suonare emo-core blandamente incattivito da partiture death, godranno di un notevole successo commerciale, tuttavia riteniamo che all’interno del panorama metal europeo siano una band di cui si possa benissimo fare a meno, in una parola superflui.
Il tempo di cambiare il palco ed inizia il concerto di un’altra band proveniente dalla Germania, i Caliban. Questa band dall’esperienza ormai decennale investe subito la platea con la potenza devastante del suo assalto sonoro, ed un rapido susseguirsi di Anthems tratti dalla loro discografia, “The Beloved and The Hatred”, “It’s Our Burden to Bleed”, sino alla recente “I Will Never Let You Down”. Sul palco il frontman Andreas Dorner è veramente scatenato e, continua ad incitare la folla provocando un pogo violentissimo. I restanti componenti della band sono davvero affiatati ed il loro metalcore ci lascia davvero senza fiato. L’unico limite della band tedesca però è l’eccessiva omogeneità e somiglianza di molte delle loro canzoni che a volte, purtroppo, possono annoiare l’orecchio dell’ascoltatore.
La penultima band ad esibirsi sono gli svedesi Soilwok, la band senza dubbio più istrionica ed al contempo tamarra della scena scandinava. L’inizio è in sordina, con Bjorn Speed Strid che fatica un po’ a tenere il ritmo. Per fortuna dopo una manciata di brani il gigantesco singer si riprende alla grande, e l’esibizione dei Soilwork finalmente decolla, con le due esecuzioni consecutive delle hits “Follow The Hollow”, da “Natural Born Chaos”, e “Figure Number Five”, dall’omonimo album, che vengono cantate a squarciagola dal pubblico. La scaletta della loro esibizione è varia e ben calibrata, andando a pescare anche dai primi lavori, facendo così la gioia dei fan di vecchia data della band; viene inoltre eseguita l’inedita “Exile”, canzone presente sul nuovo album della band, “Sworn To a Great Divide”, la cui uscita è prevista tra una decina di giorni.
Una menzione d’onore va al batterista Dirk Verbeuren, autore di un’ottima prova dietro le pelli. Sulle note di “Nerve” infine i Soilwork ci salutano, e dopo solo una quindicina di minuti salgono sul palco dell’Alcatraz gli headliner della serate, ossia i Dark Tranquillity.
La band di Goteborg, com’è risaputo, gode in Italia di una stima ed un’adorazione quasi maniacale da parte dei suoi fan, e questo affetto è senza dubbio motivato dalle eccellenti performance con cui il sestetto svedese delizia la platea italica ogni qualvolta passi a suonare nella nostra nazione. Il loro concerto parte subito alla grande con l’esecuzione di “Terminus (Where Death is Most Alive)”, tratta dall’ultimo, fortunato album “Fiction”. Mikael Stanne e Niclas Sundin, le due anime della band, si dividono il ruolo di mattatori della serata, il primo cantando egregiamente ogni singola canzone e arrembando tra un brano e l’altro la folla, ed il secondo eseguendo assoli su assoli con una precisione chirurgica. La band non si ferma un attimo, e sciorina uno dopo l’altro brani stupendi, tanto per citarne alcuni “The Wonders at Your Feet”, “Lost to Apathy”, ma soprattutto la commovente “Therein” da “Projector”, e la seminale “Punish My Heaven”, dall’esordio “The Gallery”, una canzone che racchiude in sé tutta la violenza e la freschezza del primigenio death metal di stampo svedese.
L’ora e mezza a disposizione dei Dark Tranquillity svanisce , ahimè, rapidamente, e sulle note di “My Negation” e “The New Build” la band si congeda dal pubblico milanese. Termina così l’edizione 2007 dell’Eastpack Antidote Tour, e lasciamo il locale ancora a bocca spalancata per l’ennesima stupenda prova dei Dark Tranquillity.
Scaletta Dark Tranquillity:
Terminus
The Lesser Faith
The Treason Wall
The Wonders At Your Feet
Lethe
Lost To Apathy
Inside The Particle Storm
Focus Shift
Misery’s Crown
Final Resistance
Therein
Punish My Heaven
My Negation
The New Build
Marco Cramarossa & Chiara Ciurli