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SPECIALE AUDIOGLOBE – Part II

In queste ultime settimane abbiamo ricevuto parecchie importanti novità da parte dell’Audioglobe di Firenze. Novità che sicuramente andranno incontro ai favori di un pubblico particolarmente vasto in quanto proposte varie ed eterogenee.


CANDLEMASS – Candlemass (Nuclear Blast – 2005)


Era da sei anni che aspettavamo il nuovo album dei re del Doom Metal, e finalmente ne riceviamo il promozionale. Che gioia immensa per me che annovera i Candlemass fra i propri gruppi prediletti. L’ultimo album dei Candle risaliva al 1999 ed era intitolato ‘From the 13th Sun’. Da allora il buio pi� totale, ma ora sono di nuovo fra noi con un album al dir poco sensazionale. Vedete una band ha delle caratteristiche ben precise per essere apprezzata in pieno e nel caso dei Candle esse rispondono alla voce carismatica di Messiah Marcolin e al songwriting meraviglioso di Leif Edling.
Questo formidabile duo con ‘Candlemass’ fa rinascere la magia eterna del Doom Metal. ‘Candlemass’ è costituito da nove brani, uno più bello dell’altro. Nove brani destinati a deliziare i cultori del genere e a farlo scoprire alle ultime leve dei metalbanger. Sono brani magnetici e fenomenali come solo la leggendaria band svedese sa plasmare. Il brano senza dubbio più intrigante è la lunga suite ‘Seven Silver Keys’ ove il Doom assurge al rango di religione.
Finalmente…

https://youtu.be/Wbymy_gSC5E


DISBELIEF – 66 Sick (Nuclear Blast – 2005)


D’accordo i tedeschi Disbelief non inventano nulla di nuovo, ma rappresentano una band che sa come stuzzicare gli appetiti dei banger più intransigenti ed estremisti. Infatti, lungo i dodici brani di ’66 Sick’ (quindici per l’edizione speciale) i Disbelief danno vita ad un sound di tale violenza che per poco il mio hi-fi non collassa.
Altri gruppi si limitano a rigide riletture del passato od a stucchevoli innovazioni indus-metal. I Disbelief no. Sono un gruppo che ha una capacità di uccidere l’incauto ascoltatore che non vi dico. Dall’opener ’66’ alla finale ‘To Atone For All’ non c’è pace. ’66 Sick è un molosso di thrashcore modernista al dir poco esagerato.
Chi vuole carne e sangue, troverà pane per i propri denti.
Buon massacro a tutti!


HAMMERFALL – Chapter V: Unbent, Unbowed, Unbroken (Nuclear Blast – 2005)

Solo il loro album di esordio mi aveva entusiasmato, ma da allora mi sono raffredato sugli Hammerfall. Credo che sia un caso di sovrastima in quanto gli Hammerfall mi sembrano un gruppo privo di personalità artistica vera e propria.
Sono solo bravi a svolgere il loro compitino, ma dopo nulla. I brani del loro ultimo album scorrono via senza che li si ricordi. Non c’è quel “hook” che permette a noi di mantenere in memoria un brano specifico o un passaggio notevole. Tutto è fin troppo normale. Sembrano un gruppo che costruisce i propri brani in laboratorio senza un vero e proprio lavoro di “songwriting”. I brani danno l’impressione di pescare a destra e manca nell’immenso libro d’oro dell’Heavy Metal. Qui un passaggio degno dei Silver Mountains. Qua una spruzzata di Saxon. Ancora tracce di Iron Maiden o di Helloween.
Ecco cosa sono gli Hannerfall.


HATESPHERE – The Killing EP (Spv/Steamhammer – 2005)

L’ascolto di ‘The Killing EP’ mi ha lasciato perplesso. I tre brani più la cover dei Suicidal Tendencies non è che mi facciano saltare di gioia. Sono brani che ricalcano alla meno peggio il Trashcore americano.
Diciamo un mix confusionario e tenuto su alla meno peggio di Anthrax e Hardcore. Negli anni ottanta c’erano gruppi molto più interessanti di questi Hatesphere.
Vogliamo fare un nome su tutti? I newyorkesi Savage Thrust che assieme a Nuclear Assault e i già citati Anthrax costituivano un trio Trashcore da infarto. Questi Savage Thrust erano semplicemente grandiosi nel proporre un Thrash ad alta contaminazione Hardcore alla Ramones! Invece, questi danesi mi sembrano cercare di cavalcare la rinascente ondata Thrash che sta arrivando sempre più forte dagli States.
Per il momento avanzo un giudizio negativo…vedremo in seguito…


KAMELOT – The Black Halo (Spv/Steamhammer – 2005)

Finalmente è fuori il tanto atteso come-back degli americani Kamelot. E qui “chapeau”, nel senso che la band proveniente dalla Florida ha realizzato un album che è un capolavoro assoluto.
Qui si tratta di vera arte nel senso letterale del termine. I quattro membri, infatti, non si accontentano di scrivere il solito compitino facile per abbindolare il prossimo. ‘The Black Halo’ è una straordinaria opera concettuale dove generi aventi radici diverse trovano una casa comune grazie alla preziosa preparazione tecnico-compositiva del gruppo.
Nulla è lasciato al caso. ‘The Balck Halo’ è un puzzle avvincente composto di tasselli preziosi e rari. Non spingetemi a voler mettere in campo definizioni. I Kamelot suonano Kamelot ossia un sound tutto loro e personalissimo. Diciamo che sono un refluo meraviglioso di Musica Classica nel terzo millennio.
E’ un album da ascoltare per perdersi nei meandri della Musica con la emme maiuscola. Il Metallo avrebbe bisogno di più band della stessa genia dei Kamelot!

JAMES LABRIE – Elements Of Persuasion (InsideOut Music– 2005)

Se tutti pensavano che l’album solista di James LaBrie fosse una esercitazione di comodo si sbaglia di grosso. In ‘Elements Of Persuasion’ il cantante dei Dream Theater fa valere la sua voce istrionica e il suo immenso talento per un album dalla non facile lettura.
Definire ‘Elements Of Persuasion’ non è azione facile. E non ci sono rapporti con la band-madre. Qui James LaBrie da sfoggio del suo talento prezioso. Il sound prodotto in questo album è un personalissimo “blend” di Thrash, Speed, Progressive e Jazz che lascia di stucco anche il più esperto ascoltatore.
Se ascoltate ad esempio l’opener ‘Crucify’ noterete subito tonalità molto forti e violente, mentre ascolti più attenti e “indeep” ci svelano un fenomenale lavoro di songwriting. Notate le liee del basso? Oppure le chitarre che sviluppano Trash/Speed utilizzando scale spezzate Jazz? Insomma, James LaBrie dimostra qui il suo talento di musicista a tutto tondo capace di meravigliare l’ascoltatore.
E quando la musica è stupore questo significa che la musica è!



PAIN – Dancing With The Dead (Stockholm Music – 2005)

Ecco un altro genio alla ribalta, ossia Peter Tagtren. Se con gli Hypocrisy da sfogo al lato più umano del suo personale; con i Pain da il la ad aspetti più cerebrali ed introspettivi. Con ‘Dancing With The Dead’ Peter Tagtgren raggiunge una maturità artistica encomiabile.
I dodici brani che compongono la tracks-list di ‘Dancing With The Dead’ sono multiformi e non possono essere giudicati in base ad un unico metro. Diciamo che questi brani rappresentano le estensioni del suo songwriting e si dipanano su differenti sensazioni. La base è senza dubbio il Death Metal che viene sottoposto ad un processo di catarsi facendolo “sposare” con altre sonorità più vicine a tradizioni Gothic oppure Indus. Ogni brano è lavorato alla grande sin dalle sue prime fasi compositive. E’ un album pensato questo ‘Dancing With The Dead’ ed ognuno di noi ha il privilegio di trovare il suo “quid” a dimostrazione di un prodotto rimarcabilmente ideato e confezionato.

Per maggiori informazioni si prega consultare il sito www.audioglobe.it

EMANUELE GENTILE

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