Direi di cominciare col chiederti dei contenuti lirici di queste due nuove opere.
Come tua consuetudine ci hai proposto dei concept album.
“Peccatis Nostris” non è altro che la lettura dei “sette vizi capitali” visti da me con molta ironia, accostabili senza ombra di dubbio alle tragedie umane che sinceramente in questo ultimo periodo si accavallano in ogni lato del mondo con sfaccettature veramente insostenibili e vomitevoli!!! “Capistrani Pugnator” invece riscopre il misterioso fascino del “Guerriero di Capestrano”, statua calcarea del VI sec. A.C. dai lineamenti anatomici davvero sbalorditivi che fanno pensare alla gloria, ai combattimenti e alle battaglie che “il guerriero” sicuramente aveva vissuto nella sua ombrosa e aspera terra dell’antico Abruzzo.
Quale ragione ha portato entrambi ad essere pubblicati nello stesso periodo?
Le pubblicazioni dei due album è avvenuta in contemporanea per dar modo a “Capistrani Pugnator”, già ormai pronto da due anni, di essere finalmente pubblicato. “Peccatis Nostris” comunque si distacca molto, almeno musicalmente, dal “guerriero”; questo ultimo infatti è più doom di “Capistrani Pugnator” che invece viaggia su strade più epiche, popolari e con risvolti più solenni come una vera “opera rock”, concepita solamente e volutamente per esaltare la figura di questa enigmatica opera d’arte ritrovata a Capestrano nella mia terra d’Abruzzo. I due lavori racchiusi in un unico cd (e in due vinili separati) “fortificano” a mio avviso quello che in definitiva è il presente ed il futuro di The Black, soprattutto in questo ultimo periodo dove la mia vena compositiva mi suggerisce in continuazione tematiche simili a “Peccatis Nostris” e “Capistrani Pugnator”.
A differenza del precedente “Golgotha”, dove vi era un aspetto più sperimentale di The Black, questa volta hai voluto sottolineare maggiormente il lato più opprimente ed essenziale del doom (Peccatis Nostris) per poi quindi addentrarti in una ricercatezza stilistica dalle molteplici sfaccettature (Capistrani Pugnator), il tutto portato ad una elevata qualità compositiva.
Ma come possiamo reputare oggi, secondo te, questo tuo ritorno?
Ambizioso, l’inizio di un nuovo ciclo, un punto d’arrivo della tua carriera musicale o cos’altro?
Sicuramente la fase sperimentale di The Black si è conclusa con “Golgotha” e come avevo già annunciato tempo fa, tutti i futuri lavori saranno molto doom/dark e rigorosamente cantati in latino. Le tematiche saranno attentamente valutate perchè la mia creatività è infinita, ma alla fine la passione per l’arte ha sempre il sopravvento; non a caso il futuro album si chiamerà “Gorgoni”, ispirato alla mitologia greca. Posso anticipare che le composizioni sono molto più complesse di “Peccatis Nostris” ma alla base di tutto aleggia un ricorrente sapore di epic/doom molto suggestivo che conferma ormai una posizione e una scelta che si esaurirà solo alla fine della storia “The Black”.
Penso che per quanto riguarda la produzione, sia stato fatto un grosso ed importante passo in avanti.
Quali fattori hanno inciso questa volta per tale risultato raggiunto?
Soprattutto il cambio di casa di registrazione. La Bess Records ha rinnovato tutta la strumentazione e questo ha fatto finalmente giustizia su una produzione precedente altamente inferiore e penalizzata da un altro studio di registrazione non all’altezza, con un mixaggio finale veramente disastroso, soprattutto per la batteria di Gianluca Bracciale (vedi Apocalipsys).
Se non sbaglio anche per ciò che concerne la promozione (tra distribuzione ed attività live) le cose si prospettano alquanto bene.
La promozione della Black Widow è esemplare (Grecia, Germania, Giappone, Belgio, Norvegia, Francia, Italia, Danimarca, Ungheria, Romania, Russia, ecc.). essa cura molto la pubblicità e la distribuzione a livello internazionale: The Black è presente sul catalogo generale della CM-USA Century Media stampato in cinquantamila copie e sul catalogo Hellion (Germania) stampato in diecimila copie e soprattutto le decine di interviste sulle testate migliori. Ma i live ad alto livello come il Gods Of Metal, il Rock Hard Festival in Germania o l’Open Air Summer dove desidererei suonare, sono solo fantasie. Questa situazione mi manda veramente in bestia visto che tutti gli anni si ripete la stessa storia, e le promesse sono solo fumo. Sono stufo di suonare in situazioni che a volte nemmeno ci riguardano. La mia lunga carriera chiede sempre di più!!!
Su “Capistrani Pugnator” ho trovato un pò discutibile il breve strumentale d’apertura (Kardiophilax) per via dell’uso della “tecnologia” a mio parere fuori contesto.
Puoi parlarcene un pò?
“Kardiophilax” è un pezzo intro concepito per un’apertura pesante che riflette la potenza di questo guerriero con un cuore che batte come un martello di ferro in moto anche sotto il “copricuore a disco”. La tecnologia a volte si usa appunto per questi casi che vogliono rendere la musica quasi “visiva” e uscire fuori dagli schemi usuali. Le macchine a mio avviso non guastano la resa sonora del pezzo, anzi possono impreziosirlo restando però legati soprattutto ad un suono personale e deciso, che non compromette assolutamente le caratteristiche personali della band. Mi sembra giusto affermare che tu sia portavoce di uno stile non proprio “commerciale” e quindi ristretto solo ad una ristretta cerchia di persone.
Ma saresti in grado di fornire un identikit dell’ascoltatore tipo di The Black?
Certo che The Black non ha un suono facile e di immediata assimilazione, quindi chi ci ascolta va alla ricerca di sfumature, di idee e di sensazioni strane, che possono ricordare un film o una parentesi di vita, o una sensazione più profonda collegata direttamente con l’inconscio e con l’anima, dove tutto diventa fantasia, dove il racconto fa da padrone e la storia e l’arte si ricompongono. Il cantato in latino come ho potuto notare ha un grosso fascino sulla gente e questo è un grosso vantaggio. I nostri fans sono di tutti i ceti sociali perchè noi uniamo alla cultura, la macchina inarrestabile del “rock duro” che sempre di più si fa spazio nell’oscuro mondo di The Black, specialmente dal vivo.
Come nasce un disco di The Black?
Il mio stretto rapporto con l’arte mi fornisce infinite idee da sfruttare anche nella musica. Non è difficile infatti che appena finito un quadro possa nascere un pezzo o un disco di The Black. Da un’idea e una sola composizione, a volte scrivo un intero album, con musica e testi che vengono sviluppati dopo molte prove insieme al “motore” dei The Black, ossia Enio Nicolini e Gianluca Bracciale.
Quale profilo si può dare al The Black che vediamo suonare sul palco, a quello che dipinge e quello che affronta le vicende di tutti i giorni?
Il The Black visto sul palco è un “Grande Black” (presto uscirà anche un fumetto di Alessandro Di Martino su: “Non Dire Mai The Black”) e difficilmente gli si può assomigliare nella vita di tutti i giorni, magari!!! Il The Black musicista accusa e denuncia le ingiustizie umane e le vicende di anime perdute e corrotte di questa terra impazzita ed il Mario Di Donato pittore l’affianca con l’arte, facendo rivivere su tela mille situazioni immaginarie dove l’uomo si mischia con la fantasia e l’impossibile. Tutta la vita appare come un grande teatro dove si muovono figure di un altro mondo ed esseri strani che ognuno di noi almeno una volta ha immaginato o sognato.
Com’è nata la passione per la pittura e per la musica?
Non è mai nata, l’ho sempre avuta dal primo giorno che ho visto la luce. In effetti l’arte in genere è un qualcosa che fa parte di te stesso e si mostra man mano che la mente raggiunge una maturità adeguata per sviluppare le idee nel miglior dei modi. Alla prima elementare la maestra supplente non credeva che quei disegni fossero mie e mandò poi a chiamare mio padre. A quattordici anni non suonavo ancora la chitarra ma riuscii a suonare insieme a un amico una canzone di cui non conoscevo nemmeno un accordo… ha, ha, ha!!!
Quanto tempo riesci a dedicarti per queste due arti?
Attualmente circa otto ore al giorno! Tra quadri da dipingere, mostre, collegamenti con critici e galleristi, posto prove e corrispondenza, il giorno è andato!!!
Qual’è il tuo background musicale e poi, ti capita di ascoltare cose nuove?
Ascolto di tutto, la musica è universale e le note sono sempre le stesse! L’atmosfera e gli arrangiamenti cambiano tutto e ti fanno diventare un sostenitore di quel genere. Spesso cerco di captare ciò che mi piace anche da canzoni popolari o pezzi di musica classica. Ritornando al genere che preferisco, logicamente ascolto volentieri tutti quei gruppi che hanno un’espressione dark/doom metal o stoner.
In questi anni di reunion, a volte anche inaspettate, potrebbe essere lecito o pura fantasia aspettarsi un ritorno dei Requiem?
I “GRANDI REQUIEM”, è un capitolo chiuso anche perchè ritornare al cantato in inglese per me in questo momento non avrebbe alcun senso. Nel 2005 con gli amici Requiem festeggeremo venti anni dalla nostra prima unione. E’ probabile che possa uscire sul mercato un cd che dia ancora gloria a una formazione da me costruita minuziosamente e che in questi lunghi anni non ha mai smesso di influenzare con il suo “Metal Mentis” decine di formazioni internazionali.
Sicuramente hai potuto vedere The Passion, il film di Mel Gibson che ha alimentato polemiche dividendo l’opinione pubblica.
Che idea ti sei fatto di quel film?
The Passion è un film durissimo, vero, che non concede molti spazi alla fantasia e a falsi pudori. Due ore di sofferenza degli spettatori sotto il costante e sanguinoso martirio del Cristo; un Cristo sofferente, umano, che sente dolore quando le carni vengono trafitte dagli uncini e dalle fruste borchiate. Certo, Mel Gibson ha sentito molto la flagellazione di Gesù e quando tutto è compiuto e il corpo del Cristo “si ferma” sulla croce, magicamente come in una “trasfigurazione” le telecamere si alzano in volo e riprendono la scena del “Golgotha” dall’alto, quello è un momento grandioso, unico, dove noi tutti ci siamo chiesti: dove eravamo in questi duemila anni? E come abbiamo fatto a dimenticare tutto ciò è Mel Gibson “lanciato” con The Passion un appello ben definito e chiaro, ossia, valutiamo tutti e recuperiamo la spiritualità che forse si è persa.
Qual’è il tuo rapporto con la chiesa cattolica?
Sono un credente. Dio per me è la nostra guida sulla terra, è la speranza di poterci far rincontrare dopo che ognuno di noi avrà lasciato il suo corpo su questa terra ostile; ma l’anima vivrà e la speranza di una nuova vita mi rianima un pò.
Prima di concludere, volevo chiederti qualcosa di più riguardo al fumetto di cui sei protagonista.
Spero che il fumetto su The Black molto presto possa essere pubblicato.
L’autore Alessandro Di Martino, che vive a Milano, ha immaginato Mario “The Black” Di Donato come un giustiziere, un duro, che per sconfiggere tutti i soprusi umani, mangia un “colore nero” e come per incanto avviene una trasformazione di “Superman Black”!!!
Non dico altro.
Roberto Pasqua