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DREAM THEATER + SYMPHONY X (Palazzetto dello Sport, Andria (BA) – 27/10/2007)

Cinque date, di cui una sold-out (Roma), è questo il metro che misura la notorietà del gruppo yankee nel Belpaese. Nessuno come i Dream Theater in Italia. Spiegare il successo della band statunitense non è cosa facile, più facile risulta descrivere l’entusiasmo del pubblico sudista, tradizionalmente dimenticato dai promoters dello stivale. Ben quattro ore prima del concerto il serpentone umano formatosi innanzi ai cancelli del palazzetto dello sport della città federiciana è impressionante. Persone giunte da ogni dove per assistere all’evento. Ciò che meraviglia realmente è l’eterogeneità anagrafica: da ragazzi neanche maggiorenni, ad attempati signori bianco criniti. Magia del “teatro dei sogni”.

Così quando salgono sul palco i Symphony X, il palezzetto è gremito. La band di Micheal Romeo e Russel Allen è in piena forma, più di quanto non lo fosse nell’ultima edizione del GOM. Non si risparmiano sul palco, regalando estratti dall’ultimo Pradise Lost (brano omonimo, “Domination” e “Serpent’s Kiss”). Allen sul palco interagisce con il pubblico, lui si diverte ed il pubblico apprezza. Certo l’apice dello show è “Sea Of Lies” tratto dal classico The Divine Wings of Tragedy. L’esibizione è durata circa un’oretta.

Finito lo show dei SX una grossa tenda nera cala sul palco. Si può solo intuire il lavoro di preparazione dello stage da parte dei tecnici. Quando il telo viene sollevato esplode il boato del pubblico. Il biglietto di benvenuto dei Dream Theater è l’ormai tradizionale video autocelebrativo “2007: An Ant Odyssey”. Appena si concludono le immagini partono le note di “Costant Motion”, tratto dall’ultima fatica, ottima, di Petrucci e soci. Il pezzo è tirato, ai limiti del thrash. La Brie si dimostra a proprio agio, richiedendo il brano tonalità meno alte (in realtà, ha confermato la buon impressione già suscitata al GOM, avendo ridotto di molto le “stonature”). I ritmi tenuti dalla band sono da catena di montaggio, i brani si susseguono velocemente: “Panic Attack”, “Endless Sacrifice”, “Dark Eternal Night”. Lunghi intermezzi musicali, ampio è lo spazio lasciato a Jordan Ruddes. Ma a catalizzare le attenzioni del pubblico sono sempre loro Petrucci e Portnoy (con la sua monumentale batteria). Il vidiwall alle spalle del gruppo manda in continuazioni immagini con rifermenti espliciti alle copertine degli album passati e ai contenuti dei brani eseguiti. Il momento più emozionante dello show è l’esecuzione di “The Spirit Caries On”, con il pubblico che canta e il palazzetto illuminato da una miriade di accendini.

Le sonorità si fanno nuovamente acide con “As I Am” (anche qui il pubblico non si risparmia al momento del ritornello). “I Walk Beside You” fa da viatico al classico dei classici “ Take The Time”. Il compito di chiudere lo show spetta a “In The Presence Of Enemies”. Ma con i DT le sorprese non finiscono mai. Saranno freddi, saranno iperprofessionali e poco “umani”, ma nonostante tutto sanno come soddisfare gli appetiti dei propri fans. Così si lanciano in un lungo medlay composto da: “Trial Of Tears”, “Finally Free”, “Learning To Live”, “In The Name Of God” e “Octavarium”. Portnoy, in questa occasione, per il bis opta per la maglia della nazionale italiana; al GOM indossò la maglia di Ibra (da barlettano non avrei retto ad un Portnoy con la maglia dell’Andria).

In definitiva, un grande concerto che ha soddisfatto l’esigenze di tutti i presenti: sia chi cercava lo sfoggio di doti tecniche, sia chi si accontentava di ascoltare buone canzoni. Alla fine l’unico dubbio che rimane è: che diavolo farà La Brie nel backstage durante le lunghe parti strumentali dei suoi compagni?

g.f.cassatella

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