Come l’Epifania che ogni festa porte via, il Total Metal Festival chiude la lunga stagione dei festival estivi. E quest’anno l’ha fatto alla grande, compiendo il passo definitivo verso lo status di festival a livello nazionale.
La sede del festival è quella dello stadio di Noicattaro, e sin dalle prime ore del pomeriggio i metal kids d’ogni dove si sono presentati numerosi.
Palco A.
Ad aprire le danze ci pensano i “nevermoriani” Near Death Experience. Il set è composto più che altro da brani che andranno a finire sul nuovo album. Speed, Materia e Animatronic (i nuovi brani) Piantherapy (dal disco Threshold Of Consciousness), mentre Low è l’omaggio ai Testament. Grande show il loro.
Con i Necrotorture è la brutalità a farla da padrona. Anal Torture, Exploring Way Of Flesh, Pleasures Of The Moribund, Scum, Blood Feast, Chiavica hanno evidenziato ferocia e capacità tecniche di alto livello. Un vero massacro!
L’attesa sotto il palco è parecchia quando si presentano i Backjumper. Esibizione adrenalinica la loro. Last Boreal Aurora, Portrait Of The Nothing, Unsafe, Subject Denied, Life Sponsored By, e le due cover Digging The Grave (Faith No More) e Down For Life (Testament) con la partecipazione di Orion (cantante dei Deliria) i brani presentati.
Un pò fuori posto appaiono le sonorità dei baresi Godyva, che poco hanno a che fare con l’accecante sole pomeridiano. Look curato nei minimi dettagli e show più che dignitoso. I brani presentati, Dreams Of A Child, Loveable Sin e Cold a cui si è aggiunto l’inedito The Ark, hanno messo in mostra un gothic metal non banale.
Tocca ai Golem suonare sul palco A prima dei tre gruppi “maggiori”. Death metal di scuola svedese il loro. I brani proposti sono stai: Black Era, Murder God, Ever Been To Hell e le nuove End Of Days e One Bullet Left. In conclusione la cover degli In Flames Only For The Weak.
Quando sul palco salgono i Vision Divine è subito chiaro l’amore del pubblico per questo gruppo. Grande spazio è riservato all’ultimo album, ma, bene o male, c’è spazio per tutta la produzione del gruppo di Olaf Thorsen. Si parte con The 25th Hour, per passare a Out of a Distant Night (Voices).
Alpha & Omega, The Secret of Life, Eyes of a Child, Colours of My World, The Perfect Machine, 1st Day of a Never Ending Day, La Vita Fugge sono le altre canzoni proposte. Michele Luppi si è dimostrato un ottimo intrattenitore, ma è tutto il gruppo che si è dimostrato molto valido in sede live.
Se i Vision Divine hanno soddisfatto l’esigenze degli amanti delle sonorità melodiche tocca ai Dark Funeral soddisfare quelle dei fans più oltranzisti. Diciamo subito che ci sono riusciti. L’apertura è affidata a King Antichrist, tratta dall’ultimo album Attera Totus Sanctus. Diabolis Interim e The Arrival Of Satan’s Empire scaldano ulteriormente il pubblico. Poi si passa al classico dei classici Open The Gates. Nonostante l’aria cattiva il gruppo sa dimostrare di sentirsi a proprio agio sul palco e interagisce con il pubblico (in realtà, ai D. F. va la palma di gruppo più disponibile della giornata. Sia prima che dopo lo show hanno firmato autografi e fatto foto con i fans). Vobiscum Satanas, 666 Voices Inside, The Secrets Of The Black, Art Attera Totus Sanctuss, Hail Murder sono le perle nere date in pasto al caloroso pubblico. Per il bis i pezzi scelti sono: Atrum Regina e An Apprentice Of Satan. Probabilmente il miglior gruppo della giornata.
I Rage sono un pezzo di storia del metal. Sulla strada da più venticinque anni, sono sopravvissuti a mode e numerosi cambi di line-up, sempre sotto la guida di Peter “Peavy” Wagner. Ormai il gruppo si è stabilizzato nella formazione a tre. Ad accompagnare il leader maximo ci sono Victor Smolski alla chitarra, ed il nuovo arrivato Andre Hilgers. Si parte subito forte con Great Old Ones (tratto dal recente Soundchaser). Paint The Devil On The Wall, Soul Survivor (unico pezzo estratto dall’ultimo Speak of the Dead) e Down hanno preceduto un medley composta Black in Mind e Don’t Fear The Winter che ha denotato come il pubblico sia legato ai vecchi classici del gruppo tedesco. Refuge e War Of Worlds chiudono il concerto. Per il bis la carta giocata è stata Higher. Lo spettacolo per i soliti ritardi è durato solo un’oretta e il gruppo è stato costretto a tagliare quasi mezzora di show. Così mentre il pubblico intonava le note Higher il terzetto ha salutato tutti.
Palco B.
Offerta ricca quella del TMF, e così accanto alle più titolate band del palco A, l’organizzazione ha pensato bene di riempire i noiosi tempi morti del cambio palco offrendo tutta una serie di concerti su un palco, più piccolo, posto accanto al palco principale.
I primi a calcare le assi del palco secondario sono stati i Sovrain. Il loro è un rock and roll sporco e cattivo. Ricordano i Mothorhead sia da un punto di vista stilistico, che per il numero di membri (tre). I pezzi proposti scorrono via in modo veloce e piacevole: Hooligans, Lights, Stand, Bones, Staras Under Siege e la cover dei Motorhead Ace Of Spades.
Grazie a dio esiste chi ancora fa del thrash alle vecchia maniera. I Deliria non vogliono sconvolgere le regole del thrash e né sembrare moderni a tutti i costi. Il loro sound ricorda i Testament, e questa non è un brutta cosa. I pezzi proposti Fuck the Garda, Ethereal Warrior, Holy Wars… the Punishment Due” (cover Megadeth) e Blind hanno scatenato il pogo sotto il palco.
Per non chiari motivi, il previsto lo show degli Illogicist è saltato, quindi si è passati dirattamente ai Cruentus. La storica band barese è una macchina da guerra. Death metal old school, senza inutili concessioni alla melodia.
Per la serie un’estate con i Coram Lethe, per la terza volta in pochi mesi (Gods of Metal, S-Hammer e TMF, appunto), mi ritrovo ad assistere ad un loro concerto. Ancora una volta non posso che esprime un giudizio positivo per questa formazione che è sicuramente una delle migliori del panorama estremo italiano (forse avrebbero meritato un posto sul palco A). Shout Of Cowards, Pain Therapy For A Praying Mantis (titolo geniale), Diyeng Water Walk With Us e Intinct. Tecnica e brutalità e tanta qualità.
Devo essere sincero quando vedo un cantante con le treccioline mi faccio i segni della croce al contrario. Sarà l’età, sarà la mia incapacità di apprezzare i Korn e compagnia bella, ma non riesco a trovarci nulla di buono. Fatta questa premessa, devo ammettere che con i The Orange Man Theory mi sono sbagliato. Quando si dice che le apparenze ingannano! Brani quali Merendina Will Have His Revenge on Capeside, Orketto, Vampires in the Sun (Surfin’ Transylvania) e Riding a cannibal horse from here to Clinton, sono dei veri e prorpi macigni in faccia. Il pubblico ha apprezzato concedendo il giusto tributo agli headliners del palco B.
Conclusioni
Il Total Metal Festival di quest’anno ha chiuso in modo più che degno la stagione dei festival estivi. Le band che hanno partecipato sono state mediamente di livello alto, garantendo il giusto bilanciamento tra forze fresche e vecchie certezze del carrozzone metal. Ora non resta che inziare il conto alla rovescia per scoprire cosa ci riserveranno il prossimo anno i tipi della Vivo Menagement.
g.f.cassatella