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Speciale ROCK ’60 / ’70 (parte prima)

Introduzione

Un storia, di solito, ha un inizio e una fine. Questa, invece, non avrà ne l’uno ne l’altra. In realtà non ha neanche una trama, a ben pensarci. Per convenzione ci muoveremo in uno spazio temporale che va dal 1960 al 1979, ma in realtà sono limiti che non rispetteremo.
Però, gli ingredienti per una buona storia ci sono tutti. Ci sono eroi, eroine, morte, droga, ideali, religioni, sogni, chiaramente musica, tanta musica. Insomma c’è tutto, ma non un inizio. Probabilmente se lo cercassimo lo troveremmo, ma non saremmo certi che sia quello giusto. Quindi perchè porci il problema? Andremo avanti, altre volte indietro, alcune volte ci chiederemo se abbiamo camminato realmente o se è il paesaggio intorno a noi che si è mosso.

Per comodità, stilistica, divideremo la storia in tre capitoli:

1) Atlantide (beat e psichedelica);
2) Arcadia (rock progressivo);
3) Avalon (hard rock);

In realtà i tre capitoli andrebbero letti contemporaneamente, se fosse possibile bisognerebbe stampare i tre capitoli su fogli trasparenti, poi metterli l’uno sull’altro ed infine leggerli. Ma non è possibile. Quello che possiamo fare è cercare per ogni capitolo delle affinità stilistiche che più il delle volte però, non chiariranno se un gruppo appartiene ad un filone od ad un altro (gli Atomic Rooster suonavano progressive o hard rock? I Pink Floyd sono un gruppo psichedelico o progressivo?) quindi in mancanza dei fogli trasparenti, la scelta la farò io, abbiate pazienza se i miei criteri di classificazione non rispettano i vostri, “but it’s only rock and roll”.

1) Atlantide

Iniziamo il nostro cammino, senza una mappa, nell’Atlantide del rock. Una cosa certa di quegli anni è che il rock perse la propria verginità. Non è più il rock scanzonato, fracassone e maleducato che tanto faceva divertire i giovani degli anni 50, ma diventa in alcuni casi lo specchio della società ed un grido di dolore e di rabbia. Proprio questa presa di coscienza, tramuta questa epoca in una terra di utopie. E quale luogo mitologico se non Atlantide richiama alla mente pace uguaglianza e fratellanza? E quale simbolo, più di Atlandide sommersa dalle acque può rappresentare al meglio il fallimento di questi ideali?

Il nostro percorso inizia con una domanda: cosa succede se quattro ragazzi di Liverpool decidono di mettere su una band? Il più delle volte non accade nulla. Ma nel 1956 (ma non avevamo stabilito che avremmo parlato di un lasso temporale che va dal 1960 al 1979?) quattro ragazzi, non sapendo che probabilmente non sarebbe successo nulla, mettono su una band di rock and roll i Beatles. E’ rock’n’roll, niente di più niente di meno, ma questi quattro ragazzi con la faccia pulita, in alcuni casi neanche tanto bella (chi ha detto Ringo Starr?), conquistano nel 1962 le classifiche inglesi, riuscendo dopo qualche anno a sbarcare anche negli States.

Intanto altri quattro fighettini della buona società inglese, che alternano lo studio a sane dosi di ascolto di blues (che sia il blues la scintilla primordiale?) e rock’n’roll, mettono su un gruppo che chiamano Rolling Stones. Percorrendo una strada meno originale dei Beatles, questi quattro virgulti a suon di riadattamenti di vecchi classici, conquistano le charts, prima inglesi, poi mondiali. Solo verso la metà degli anni sessanta gli Stones, inizieranno a comporre brani propri sempre più convincenti, ma senza perdere mai, il vizietto della cover.

A livello mondiale si inizia a parlare di movimento Beat, le mamme inorridiscono a vedere i propri figli con i capelli lunghi, che parlano di amore e libertà. Ma dove sono finiti i sani valori di una volta? Si saranno domandati i panciuti genitori occidentali. Dalla terra di Albione, giungono altri lp e 45 giri sotto le puntine dei giradischi in ogni angolo del mondo. Dischi di gruppi, quali Animals, Them, Spencer Davies Group e Yardbirds. Gruppi caratterizzati da un discreto successo commerciale ma che hanno avuto, soprattutto, il merito di influenzare la musica rock, anche se non direttamente, per la presenza di personaggi di spicco nelle proprie file.

Gli Animals di Eric Burdon, con il proprio rock’n’ blues alla Stones, sfornarono uno degli hit rock di ogni tempo, The House Of The Rising Sun, coverizzata un pò da tutti, Al Bano incluso (quindi proprio da tutti!). All’indomani dello scioglimento degli Animals, Eric Burdon iniziò una carriera solista che lo portò a collaborare con gli WAR (1969-71), gruppo di punta del movimento delle pantere nere, composto da sei musicisti afro-americani di estrazione R&B/Jazz. L’ex bassista degli Animals, Chas Chandler, dopo aver deciso di appendere lo strumento al chiodo, diventò il manager\produttore di un chitarrista afro-americano conosciuto durante l’ultimo tour della sua ex band negli Usa, il chitarrista in questione era un certo Jimi Hendrix.

Them e Spencer Davies Group furono fortemente caratterizzati dalla presenza di due personaggi di spicco: Van Morrison (Them) e Stevie Winwood (S.D.G.). Negli lp dei Them troviamo come tournisti musicisti del calibro dei futuri Led Zeppelin, Jimmy Page e John Bonam. Lo Spencer Davies Group con il proprio hit di successo Gimme Some Lovin (1966), ripresa dai Blues Brother, diventò la colonna sonora del conflitto in Vietnam. Steve Winwood, così come Van Morrison, avrà una brillante carriera solista, ma anche il merito di formare la folk\progressive band dei Traffic.

Storia particolare quella degli Yardbirds, fautori di un blues elettrico, che vantarono nelle proprie file un certo Eric Clapton, il quale, al momento della pubblicazione del primo 45 giri di successo del gruppo (For Your Love), decise di abbandonare la band, accusandola di troppa commercialità. Fu chiamato a sostituire Clapton l’ex chitarrista dei Tridend: Jeff Beck. Ma dato che non c’è due senza tre, come se non bastassero due dei chitarristi più importanti della storia del rock, venne chiamato ad affiancare Beck, come secondo chitarrista, un certo Jimmy Page. Quando Beck lasciò il gruppo la guida fu presa da Page che prima cambiò il nome in New Yardbirds, poi lo tramutò definitivamente in Led Zeppelin, dando origine ad una altra colonna della storia del rock.

Ma Clapton che fine fece? Finì in una formazione capitanata da un altro patito del blues: John Mayall. I due registrarono insieme il famigerato Bluesbreacker (1966), album zeppo di standards blues interpretati in maniera energica. Ma Clapton era un’anima in pena, mollò Mayall e con due ex Graham Bond Quartet, Jack Bruce e Ginger Backer, fondò i fondamentali Cream. Mayall sostituì Clapton con Peter Green che a sua volta fondò i Fleetwood Mac.

Altra band fondamentale sorta a metà anni 60 furono gli Who, portabandiera del movimento Mods, che cantarono in My generation il disagio generazionale. Figure di spicco della band furono Pete Townshed, chitarrista dal braccio rotante, ma soprattutto il defunto Keith Moon, batterista che portò il proprio strumento per la prima volta nella storia del rock in primo piano lasciando quindi quella funzione di mero accompagnamento che aveva avuto sino a quel momento. Gli Who furono tra i primi a cimentarsi nella composizione di concept album, quali Tommy (1969) e Quadrophenia (1973).

E negli States? I poeti iniziarono a fare rock. Ci riferiamo a Bob Dylan, Joan Baez ed altri, i quali scelsero come forma musicale, il folk. Il rock ‘n’ roll, così come il blues, era considerato musica commerciale. E fu in quel momento che il rock perde la propria verginità, fondendosi con la politica e diventando musica “di protesta”. Apice della prima fase della carriera di Dylan fu il secondo lp, The Freewheelin Bob Dylan (1963). Probabilmente il disco più politico di Dylan fu TheTtimes They Are A-Changin (1964), da qui in poi Dylan cambiò stile trattando nei propri pezzi temi anche di natura introspettiva senza dimenticare mai l’impegno politico.

Eroina del rock di protesta, sennonchè, alter ego femminile di Dylan è stata Joan Baez (oltre che probabile compagna nella vita). Carriera musicale che si basò su sonorità folk, ma che diventò tutt’uno con l’impegno sociale. Picchettaggi e atti estremi di protesta, come per esempio il rifiuto di pagare le tasse per non finanziare il conflitto vietnamita portarono la Baez a periodi di detenzione carceraria. Nel 1972, Joan Baez soggiornò ad Honoi nel pieno del bombardamento statunitense sulla capitale vietnamita. Le impressioni di questa esperienza sono riportate sul disco Where Are You Now, My Sson? (1973), il cui secondo lato, altro non è, che la registrazione dei rumori di quel bombardamento.

Altro poeta, altro giro. Jim Morrison e i Doors. Quando nel 1967 venne pubblicato il primo lp, The Doors (1967), l’America si vide sbattere in faccia temi quali, incesto, omicidio, esaltazione delle porte aperte dal consumo di LSD. Morrison non tralasciò l’impegno sociale (An American Prayer), ma concentrò maggiormente il proprio interesse su brani di contenuto introspettivo. Dal punto di vista musicale i Doors, non abbracciarono sonorità di tipo folk, ma bensì di tipo psichedelico blueseggiante, fortemente caratterizzato dalla presenza dell’organo di Manzarek. Alla fine Morrison e i Doors incideranno, sino alla misteriosa morte parigina del leader, sei lp di grande successo. Manzarek e i Doors, orfani di Jim, andranno avanti per altri due dischi con risultati artistici scarsi.

Altra icona musicale degli anni sessanta è, senza alcun dubbio, Janis Joplin. Ragazzina innamorata del blues e della musica nera in genere, esordì su Mainstream, con una band già attiva nell’aera di San Francisco: i Big Brother & The Holding Company. Big Brother & The Holding Company (1967) e il successivo Cheap thrills (1968), album dal vivo, misero in evidenza la voce irruenta e roca di Janis. Insoddisfatta della vita di gruppo, e ormai succube delle droghe e dell’alcol, Janis sfornò il proprio unico disco solista I Got Dem Ol Kozmic Blues Again Mama (1969), il cui titolo è una chiara dichiarazione di intenti. Nonostante sia stata trovata morta il 4 ottobre 1970 in una stanza di albergo per overdose di eroina, la sua carriera ebbe un colpo di coda con il postumo lp Pearl (1971), album ormai completo al momento del decesso.

Paladino del folk country, è ed è stato Neil Young. Dopo la brillante esperienza con i Buffalo Springfield, con i quali incise l’album omonimo nel 1967 lasciando alla storia una canzone quale For What It’s Worth, il giovane canadese iniziò una carriera solista ricca di soddisfazioni, dando alla luce album quali Everybody Knows This Is Nowhere (1969), After The Gold Rush (1970) e Harvest (1970). Sul palco del festival di Woodstock, Young darà vita ad una delle collaborazioni più famose della storia del rock: Crosby, Stills, Nash & Young. Alcuni mesi dopo il festival, i quattro incisero un altro pezzo della storia del rock Déjà vu (1970). La collaborazione continuò anche nel successivo doppio lp Four Way Street (1971).

Nella mitica estate del 1965, nella baia di San Francio, culla della beat generation, motore della controcultura hippie, nacque un gruppo che diventò il simbolo del pacifismo spigoloso e propagandista, i Jefferson Airplane. Blues, rock, folk psichedelia si fusero per creare il tappeto musicale ideale sul quale svettò la voce acida di Grace Slick. Album quali Jefferson Airplane takes off (1966), Surrealistic pillow (1967), Crown Of Creation (1968) e Volunteers (1969), ci hanno consegnato grandi classici del rock quali: Sombody To love, White Rabbit, Plastic Fantasy Lover. Dalle ceneri degli Airplane nacquero altre band degne di nota quali Jefferson Starship e Hot Tuna, mentre, Grace Slick intraprese anche una carriera solista.

Gruppo simbolo della psichedelia e del consumo di LSD, furono e saranno sempre i Grateful Dead di Jerry Garcia. Gruppo che arrivò all’esordio dopo una lunga gavetta concertistica, ma che continuerà a conservare nell’aspetto live la sua forma migliore. Concerti che furono una vera e propria comune hippie dove era possibile, non solo ascoltare musica, ma anche, consumare droghe più o meno leggere. Aoxomoxoa (1969) ed il successivo doppio disco dal vivo Live/Dead (1969) con la lunga Dark Star (oltre 20 minuti di acido disciolto in musica), sono la fotografia più realista di quello che significava fare musica psichedelica all’epoca.

Se i Jefferson e i Dead furono i gruppi che dettarono le regole della West Coast music, la band che maggiormente disubbidì a queste regole ha un nome chilometrico: Creedence Clearwater Revival. Le radici del gruppo erano nel rock and roll degli anni 50. Canzoni semplici, dirette, orecchiabili e soprattutto non acide o diluite. Nel biennio tra il 1969 e 1970 immisero sul mercato tre grandi classici del rock quali: Green River (1969), Willy And The Poorboys (1969) e Cosmo’s Factory (1979).

Ponte ideale tra la scena inglese e la scena statunitense fu Jimi Hendrix. Abbiamo già avuto modo di scrivere come Chas Chandler, bassista degli Animals, fosse rimasto colpito dal giovane chitarrista di colore. Il tutto avvenne durante una esibizione al Cafè Wha?, locale del Greenwich Village, di una mini sconosciuta band chiamata Jimmy Jamese And The Blue Flame. Chitarristi di questa formazione erano Randy California, che in seguito fonderà gli Spirit, e James Marshall Hendrix. In particolare questo ultimo colpì l’attenzione dell’ex Animals. Chandler decise di portare con se Hendrix in Inghilterra, e promosse per lui un tour. Il passo decisivo, fu comunque, la creazione di una band, che accompagnasse Jimi, nei tours tedeschi e francesi. Venne così formata la Jimi Hendrix Experience. La prima uscita discografica del gruppo fu una rilettura di Hey Joe (1966), in chiave rallentata\psichedelica. Il secondo lato del 45 giri conteneva la prima canzone scritta da Jimi: Stone Free. Ma fu solo nel 1967 che il mondo iniziò a fare i conti con l’irruente blues\psichedelico di Hendrix, è datato quel anno il primo lp intitolato Are You Experienced? (1967). Da quel momento la storia del rock è cambiata. Pezzi quali Red House, Foxy Lady diventarono colonne portanti della storia del rock. Sempre nello stesso anno Hendrix immise sul mercato il suo secondo lp Axis: Bold Of Love (1967), dalla copertina altamente psichedelica ed dal suono rock-blues-pischedilico che diventava rovente nelle mani del mancino chitarrista di colore. Ormai la strada verso il successo era spianata, terza fatica Electric Ladyland (1968), ancora una volta un disco pieno zeppo di classici del rock da Vooodoo Chile, alla “dylaniana” All Long The Watchtower. All’apice del successo Hendrix sciolse l’Experience, cambiò management ed incise il live Band Of Gypsys (1970). Il 18 settembre 1971 Hendrix venne ritrovato morto nella sua camera di albergo a Londra. Il referto ufficiale parla di morte da soffocamento per vomito. Da quel momento in poi la discografia di Jimi verrà arricchita da una sostanziosa produzione postuma.

15, 16, 17 agosto 1969 a Bethel, piccola località dello stato di New York si tenne probabilmente il più importante evento collettivo nella storia della musica rock che, accolse inaspettatamente per tre giorni e tre notti più di 400.000 giovani. E’ stato l’apice della controcultura hippie, ma anche il canto del cigno. Probabilmente i più, tornando a casa, non lavarono via solo il fango ma anche sogni ed utopie per diventare poi la classe dirigente, senza scrupoli, degli anni 80. Gli artisti che parteciparono alla 3 giorni sono i seguenti:

Joan Baez The Band, Blood, Sweat & Tears, Paul Butterfield Blues Band, Canned Heat, Joe Cocker, Country Joe and the Fish, Creedence, Clearwater Revival, Crosby, Stills, Nash & Young, Grateful Dead, Arlo Guthrie, Tim Hardin, Keef Hartley, Richie Havens, Jimi Hendrix, Incredible String Band, Janis Joplin, Jefferson Airplane, Melanie, Mountain, Quill, Santana, John Sebastian, Sha-Na-Na, Ravi Shankar, Sly and the Family Stone, Bert Sommer, Sweetwater, Ten Years After, The Who, Johnny Winter

E Atlantide si inabissò. Ora rimane solo il mito, qualche panciuto sopravvissuto e alcuni archeologi nostalgici che cercano di cantarne la gloria.

Giuseppe Cassatella

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