Hard’n’heavy con spunti progressive, caratterizzano questo lavoro del quartetto. Nove brani suonati bene con una produzione sufficiente per ascoltare il lavoro creato.
I brani sono cantati in italiano e, la semplicità dei testi, si riversa anche sulla ritmica a volte scontata. La partenza è affidata a “Mai” con spunti più poweriani rispetto al genere che corre lungo tutto il lavoro; il brano sicuramente migliore dell’intero disco. Certamente le idee semplici proposte, inducono l’ascoltatore ad avvicinarsi alla traccia ma, a lungo andare, potrebbero annoiare.
Manomix ondeggia tra sonorità di tipo melodico-prog (si veda il pezzo “Qui”) e spunti cadenzati e diretti come “Prodotti”. In quest’ultima proprio la suddetta semplicità nelle liriche rende il brano troppo semplice e monotono.
Le idee aleggiano in tutto l’album ma bisogna ancora migliorare nel metterle bene in evidenza e soprattutto con una netta modifica dei testi.
Stefano De Vito