RecensioniThrash

OVERKILL – Scorched (Nuclear Blast – 2023)

Overkill: quattro anni di attesa per Bobby Blitz e compagni.
Ventesimo disco. Per me che li seguo dai tempi di “Horrorscope”, avendo poi recuperato l’intera discografia, è stata una attesa spasmodica.
Da sempre sottovalutati o poco considerati, non rientrando tra i Fab Four del thrash per motivi a me del tutto ignoti, sebbene migliori, in alcune release, dei grandi e noti nomi di quel movimento.
Il coraggio di questi thrashers, oltre a seguire il loro stile senza piegarsi alle mode, si vede anche nella scelta di uscire lo stesso giorno degli amici/rivali Metallica, a cui furono accostati quando uscì “I Hear Black”, del medesimo periodo.
Tralasciando queste inutili elucubrazioni, come è questo “Scorched”?
Secondo il modesto parere di chi scrive, il loro miglior disco dai tempi di “Ironbound”.
È un viaggio vero nel metal, influenze dei Judas Priest, parti molto oscure e pezzi speed thrash da fare headbanging con furore o pogare per la stanza da soli come pazzi. I sei minuti della iniziale di “Scorched” sono una dichiarazione di intenti, un pugno di metallo in faccia all’ascoltatore. “Going Home” invece è il lato Judas del gruppo, si fa sentire e i suoi quattro minuti e trenta passano troppo in fretta. Meglio, così possiamo risentirla più volte.
“The Surgeon” ha quel qualcosa di blues, incredibile! Quasi a volerci dire che dopo venti album possono permettersi, i nostri amati Overkill, di fare quello che gli piace senza temere giudizi.
“Twist of the Wick” inizia davvero con cadenza doom per poi diventare una epica cavalcata metal, ci risiamo con il volare per tutta la stanza presi da una estasi mistica metallica.
“Wicked Place” forse è il pezzo più particolare, avendo un bell’incedere, un po’ alla “Battery”: riff grassi, pesanti, avvolgenti, ti prendono e tritano le ossa senza pietà!
E che dire di “Won’t Be Coming Back”? Manifesto del disco e degli Overkill stessi. Sentite che note oscure, che marcia epica nella notte, che valanga di morte e distruzione? Che ritorno agli anni 80? Io sì.
Per non parlare della voce, massimi livelli!
“Fever” parte tipo ballata con richiami ai Black Sabbath, ovviamente, i maestri non possono essere dimenticati; vogliamo sbilanciarci e dire che è la “Planet Caravan” del disco? No, ovviamente, eppure…
“Harder They Fall” è thrash, quello bello… qualcuno ha detto Anthrax? Quello che molti gruppi metal di allora hanno dimenticato. Altro grande pezzo di questo disco interessante.
“Know her Name”? Uno di quei pezzi che se metti ad inizio concerto lasci parecchi morti per terra dopo cinque minuti.
E poi c’è “Bag of Bones”, che è quello meno riuscito secondo me, con i suoi riff già sentiti; a questo punto del disco ci si attendeva una mazzata finale, non un brano secondo me riempitivo, ma sono gusti, anche se quel suo mood swing è simpatico ed inusuale per i ‘kill!
Tutto bello? Sì e no! Il difetto maggiore, secondo me, come per il disco dei Metallica è la durata dei pezzi. Negli anni Ottanta questo genere musicale raramente presentava brani più lunghi di quattro minuti, tranne gli strumentali dei già citati ‘Tallica.
Secondo il modesto parere di chi scrive, se questo “Scorched” avesse avuto pezzi di durata minore sarebbe stato il capolavoro metal di quest’anno; così è un bel disco, suonato bene, prodotto meglio, ma che dopo qualche ascolto potrebbe annoiare e farci passare a qualcosa d’altro.
Certo, nel mondo metal moderno trovare qualcosa di così valido è una rarità e quindi direi che è promosso ma con qualche piccola riserva…. Un rimando a settembre per i nostri amati Overkill.


Voto: 8/10
Antonio Di Lallo

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