È una fresca sera quella del Divine Metal Fest a Montenero di Bisaccia. Non abbiamo molti live soprattutto di grandi band qui al Sud Italia, e cosi quando ho letto che gli headliner sarebbero stati i Node mi sono completamente catapultata in macchina.
Quella sera, dopo il live, ho deciso che avrei recensito io “Canto VII”, settimo lavoro della veterana band dei Node appunto, che con trent’anni di carriera alle spalle, con diversi cambi di line-up, resiste e a distanza di 8 anni ci regala un disco fatto di maturità, stile e soprattutto quella volontà di esprimersi e dire al mondo della musica estrema “siamo ancora qui e abbiamo molto da dire”.
Dopo questa breve introduzione occorre specificare una serie di cose e aspetti che serviranno a capire perché “Canto VII” sia un gran bel disco, almeno per me!
Nei cambi di line-up, qui compaiono due new entry che a parere mio diventano fiori all’occhiello per questo lavoro. Sto parlando del chitarrista Gabriele Ghezzi e del cantante Dave Arri: in primo luogo (come ha svelato Gary D’Eramo, colonna vertebrale dei Node) sono stati fulcro compositivo per la realizzazione dei brani, quindi ognuno ci ha messo del suo; in secondo luogo quel “del loro” messo ci sta benissimo e ve lo dirò tra qualche riga dove eccelle particolarmente il lavoro compositivo di Gabriele e la voce ben strutturata e azzeccata (passatemi il termine) di Dave.
Partiamo però dal concept dell’album “Canto VII”, una discesa negli Inferi alla scoperta dei peccati del mondo, della distruzione del mondo culturale e emozionale dei giorni nostri.
Ogni brano è un passo verso il declino, la disinformazione, la dipendenza dagli smartphone, i conflitti, tutto si evince anche solo nel leggere o guardare il video del singolo “The Sacred Theater Of Nothingness” il sacro teatro del nulla, del vuoto del buio assoluto, e sono proprio i Node con abito talare a celebrare questo sacro nulla.
Chi mi conosce e sà qual è il mio modo di percepire i concept degli album sa bene che, a prescindere dal genere, ciò che premio (ovviamente il disco deve essere ben fatto) è proprio il concetto, la chiave di lettura, ciò che i compositori e autori vogliono dirci, e questo messaggio e il modo in cui i Node ce lo distribuiscono in 40 minuti di oscurità e genio per me fa si che “Canto VII” meriti di essere ascoltato.
Passiamo alla tracklist e a capire cosa cambia in questo disco rispetto ai precedenti:
- Pape Satàn
- Enter the Void
- The Sacred Theater of Nothingness
- The Wolves of Yalta
- Igod
- Life on Display
- Resign Yourself
- The Cage
- Moan Of Pleasure
- Territory
Partiamo con il dire che i Node in questo lavoro si orientano su un death metal/groove metal che ben bilancia momenti di grande apertura, cosa che ho trovato davvero molto affascinante.
Il disco nel suo insieme è ben registrato, molto solido e anche molto estremo!
In tutti i brani i riff di chitarra sono aggressivi, malinconici, in pieno scenario oscuro e death ma non disdegnano grandi aperture e maestrie come posso segnalarvi in brani come “Resign Yourself” (che ha un assolo bellissimo) e “Moan Of Pleasure”, che nonostante i suoi otto minuti ci regala arpeggi e melodie modulate con grande maestria in tutta la durata del brano: bravissimo Gabriele, direi una new entry davvero di classe! Ecco perché vi ho detto che queste aperture secondo me fanno la differenza in questo album!
Altra cosa che voglio segnalare assolutamente è anche la potenza e la versatilità di Dave Arri, anche lui new entry come ho accennato all’inizio, passaggi di growl e scream che ci traghettano nell’Inferno modulando benissimo entrambi gli stili e ci fanno capire che Dave è un Virgilio di alti livelli, conosce bene il suo strumento (la voce) ed è un ulteriore diamante del disco. Gary D’Eramo sa il fatto suo e nonostante mille vicissitudini, problemi, incidenti di percorso della band, porta avanti i Node e si avvale di musicisti di tutto rispetto. Bravo Gary!
Come avete potuto leggere nel titolo, il disco esce con la Nadir e Trevor (Sadist) compare anche al suo interno in “Life on Display”, dove si affianca vocalmente a Dave e quindi inutile dirvi che il brano è davvero ben riuscito!
Altro aspetto che salta subito agli occhi se avete letto bene la tracklist che ho scritto sopra, è la cover “Territory” dei Sepultura, brano che mi sembra di aver capito stia molto a cuore ai Node. La cover è ben fatta e musicalmente non ho nulla da dire, sono certa che molti non avranno visto di buon occhio questa chiusura di album, io vi smentisco subito e vi spiego anche perché. Innanzitutto ci sta bene musicalmente, e poi aggiungo che se avete capito il concept dell’album e le riflessioni portate avanti sia in termini di musica e sia in termini di testi, “Territory” del ‘93 risulta essere PERFETTA, in un clima odierno in cui i civili muoiono nei conflitti e chi sta sopra è il detentore di bombe e morte: il controllo propagandistico denunciato dai Sepultura è ancora qui ed è ancora attuale… “Dictator’s speech blasting off your life, rule to kill the urge, dumb asshole’s speech”
Quindi, in conclusione, il disco è ben fatto, maturo, solido, con un concept che promuovo assolutamente, vi consiglio vivamente di ascoltarlo, io do un voto alto per questo motivo ma soprattutto perche i Node resistono, sono qui, sono italiani e sanno il fatto loro!
Voto: 9/10
Manilla Raven
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