
Da “Rocka Rolla” del 1974 sono passati ben dieci anni ed undici album, non male per questi caldi, caldissimi padrini dell’heavy metal più oltranzista: i blasonati Judas Priest.
Cosa si può dire su uno dei loro album più belli e potenti… alzo le mani: questo album ha un suono veramente cazzuto e 100% metal anni ’80. I riffs implacabili di K.K Downing e Glenn Tipton sono una muraglia sonora assassina e il cantato di Rob Halford è superlativo, duro incazzato ma anche, e direi soprattutto, ben modulato. Qui, come nella migliore tradizione NWOBHM, la fanno da padrona cori da stadio e ritornelli sparati all’infinito come nel caso più clamoroso della closer eponima, che è accompagnata da un coro da stadio che recita “WE ARE DEFENDERS OF THE FAITH”!!!.
I capitoli più interessanti sono a mio avviso “Some heads are gonna roll” che possiede un bel ritmo incalzante e un piccolo bridge molto neoclassico, poi “Freewheel Burning”, una opener di tutto rispetto, con un bello start al fulmicotone, con un Robert in piena forma nei suoi acuti pieni ormai di fama consolidata senza contare l’intro di “Rock hard ride free” che a mio avviso è uno dei più belli e melodici.
Questo album è più di un semplice contenitore di musica: è il ricordo di un’epoca incredibile che purtroppo non tornerà più e che possiamo solo rievocare nei nostri stereo o guardando i nostri vinili impolverati. Ma il true metal se ne fotte anche del tempo che passa.