Com’è nata l’idea di pubblicare la raccolta “Tutti Pazzi 1982 – 92“ e come la si deve interpretare questa nuova “uscita”?
Volevamo lasciare una traccia del nostro passato prima che passasse troppo tempo. Da un lato siamo e rimaniamo molto orgogliosi di quello che abbiamo fatto e questo coinvolge sia la nostra avventura come band che la “scena” di quegli anni. Infatti, oltre che nel CD, anche nel sito che abbiamo fatto insieme alla raccolta (www.negazione.com), abbiamo incluso una sequenza di pensieri, ricordi, considerazioni, saluti di amici dell’epoca, che nel loro insieme sono sia testimonianza per chi c’era che per chi non era ancora abbastanza grande anagraficamente. In quest’ottica il sito ancora più che il disco rappresenta un punto di documentazione che resta a disposizione di tutti, così come è disponibile in formato mp3 praticamente tutto il nostro repertorio con l’aggiunta di pezzi live, disponibile tramite download gratuito.
Da dove sono saltati fuori i due pezzi inediti?
“Giochi nel vento” è uno dei pezzi che stavamo scrivendo per il disco che avremmo dovuto fare se non ci fossimo sciolti. La registrazione è dal vivo da uno degli ultimi concerti. Ci pareva una bella cosa iniziare proprio così, dalla fine, andando poi a ritroso verso il passato fino agli esordi. Todos Locos invece è un giochino fatto da me in collaborazione con Roberto Vernetti, anche questo composto prima dello scioglimento. In pratica avevamo registrato dei provini con Massimo che era il nuovo batterista, e tra questi anche un’ennesima versione di Tutti Pazzi. Estrapolate le tracce audio ne abbiamo rimontate alcune sul campionatore e via.
In questo periodo di reunion e ritorni più o meno clamorosi e a volte inconcludenti, voi fate eccezione a tutto ciò. I perché di un mancato comeback a tutti gli effetti da parte vostra?
Non avrebbe senso. Siamo sempre stati guidati da istinto ed emozioni ed ora tutto ciò non si può ricreare. Mi dispiace per quelli che ce lo chiedono ancora oggi ma visto che personalmente detesto essere deluso da gruppi che stimavo io stesso, non vedo perchè dovrei io deludere altri. Preferisco che i Negazione siano ricordati per quello che erano quando spaccavamo sul palco. Anche per questo abbiamo pubblicato il disco e manteniamo il sito.
Che tipo di messaggio hanno voluto portare i Negazione con le loro canzoni?
Le nostre canzoni avevano la pretesa di parlare con il cuore. Fuggendo dal cliché dello slogan che andava forte quando iniziammo, i nostri testi erano semplici e diretti, seppure a volte anche poetici. Abbiamo sempre cercato di comunicare, provando a scrivere anche in inglese quando per lo più suonavamo di fronte ad un pubblico non italiano, per poi tornare alla nostra lingua originale quando capimmo che la barriera linguistica poteva anche essere superata da una maggiore “sincerità” che solo la tua lingua ti può dare. Considerando il nostro intero “repertorio”, abbiamo scritto tutti e tre noi membri fondatori del gruppo (io, Marco e Zazzo), e quindi ci sono delle differenze che vanno dalla cieca rabbia negativa ad una visione anche positiva e se vuoi costruttiva della propria vita, sempre seguendo un discorso “personale”, che vuol dire affrontare le cose semplici che ti girano attorno prima ancora dei grandi problemi del mondo.
Siete ancora legati al mondo della musica?
Nessuno di noi suona più. Io ho fatto diverse cose, punk e non per finire ormai tre anni fà con l’esperienza degli Angeli con i quali abbiamo fatto 2 dischi. Zazzo aveva cantato per un pò con i Peggio Punx subito dopo il nostro scioglimento e Marco nel 96 suonò, insieme a me nei Fluxus, per un anno e un disco. Ora Marco fa il giornalista e scrive libri (è in uscita “In viaggio con Manu Chao” per Feltrinelli), Zazzo si occupa del suo mail order di B-Movies (www.captainbvideo.com) ed io mi arrangio come posso.
Con gli anni molte cose sono cambiate, ma credi che anche nell’attitudine di fare musica le cose siano cambiate (magari in peggio) per le giovani bands, forse coinvolte inconsapevolmente da un ambizioso business?
Credo di si, non seguo in maniera attiva quello che succede ma mi pare che le possibilità oggi siano molte di più di quelle che avevamo noi. Invece di essere un aiuto però mi sembra che questo abbassi di molto il livello di entusiasmo e rabbia ed autodeterminazione. Quando non c’è niente sei più motivato ad inventarti le cose, ad esprimerti in senso personale ed originale e proprio questo mi sembra oggi sia assente. I motivi per essere incazzati non mancano certo, però il risultato è debole, magari i gruppi vendono un casino rispetto a quello che facevamo noi, ma ad ascoltare bene mi sembra che siano tutti uguali. Quando siamo cresciuti noi nessuno sapeva suonare e questo era il bello, perchè quasi ogni gruppo aveva la sua specificità, era unico.
Descrivi con una o poche parole la musica dei Negazione.
Per me Negazione era salire sul palco e voler spaccare tutto, sudare, tirare le corde della mia chitarra, guardare la gente gridare e cantare insieme a Zazzo.
Roberto Pasqua