Se questa intervista fosse un reel anziché un articolo di quelli “alla vecchia maniera” che tanto piacciono al sottoscritto, stareste sicuramente assistendo a quei botta e risposta senza soluzione di continuità con schermo splittato. Nello stile delle Iene, proprio così. E invece siamo su Raw & Wild, chi vi scrive ama confezionare lunghe spaginate di interviste con tutte le domande del caso e le curiosità personali di cui si spera che gli amanti dell’HM di matrice partenopea possano apprezzare l’essenza. Insomma, in occasione dell’uscita dello split “The Gates Of Eternal Mist” tra Savior from Anger e Power Beyond, non ho trovato niente di meglio che girare a Marco Ruggiero (chitarrista dei SFA) e Bruno Masulli (chitarrista/cantante dei PB) le stesse domande, in attesa di una mia prossima conversione al mondo del giornalismo (!) audiovisivo. Quasi le stesse domande, che avete capito… buona lettura!
Come Savior From Anger siete tornati dopo un periodo di relativa stasi, nel corso del quale però non sei rimasto completamente con le mani in mano, a giudicare dall’ascolto di demo e preproduzioni relative a questo split. Cosa era successo negli ultimi anni?
MR: Dopo il tour americano del 2017 decisi di fermare i Savior from Anger, in quanto il music business stava cambiando e le vendite dell’ultimo album della band delusero le mie aspettative, inoltre molte date del tour non andarono bene.
Per il disco “Temple of Judgment” feci dei grossi investimenti, così decisi di prendermi una pausa nonostante avessi i brani per un nuovo album pronti che avrei dovuto registrare nell’estate del 2017.
Solo nel 2020 ho tentato di rimettere su il gruppo ma non ci riuscii, anche se registrai alcune demos in quegli anni, di brani alcuni dei quali sono stati riregistrati tra il 2021 e il 2024 per lo split.
“The Gates Of Eternal Mist” ha tutta l’aria di rappresentare una fotografia dello “stato dell’arte” dell’HM partenopeo. Come mai la scelta di condividere la release con i Power Beyond?
MR: Noi e i Power Beyond siamo rimaste, insieme a poche altre realtà, le uniche bands ancora attive in Campania in campo heavy metal; molti gruppi si sono sciolti da decenni e non stiamo vivendo un bel momento. Non ci sono più locali, concerti e un seguito adeguato per creare una nuova scena.
Con Bruno Masulli, leader dei Power Beyond, sono molto amico e così è nata questa collaborazione, anche perché proponiamo un genere affine, inoltre Bruno ha curato la produzione dello split.
I Savior From Anger presentano una formazione nuova di zecca con questa release; è destinata a durare? E in generale, si tratta di un progetto che vede la partecipazione di tutti i componenti in fase compositiva o te ne senti a tutti gli effetti il mastermind?
MR: Mi occupo io del songwriting della band, nonché degli arrangiamenti e dei testi delle canzoni; certo, i miei compagni collaborano dando il loro tocco e la propria personalità quando registrano.
Spero questo affiatamento duri più tempo possibile perché abbiamo trovato un bel feeling.
Qui a Raw & Wild non abbiamo potuto fare a meno di notare ancora una volta una cura certosina nella costruzione dei tuoi assoli. Malmsteen sì, ma anche Warlord o i nostrani Martiria e Dark Quarterer sono i primi nomi che vengono in mente, anche in redazione… quali sono le tue influenze?
MR: Il metal neoclassico sicuramente ha avuto una forte influenza nel mio modo di comporre, così come l’heavy metal old style, ma anche l’hard rock, il power metal e il thrash.
Di recente ho visto dal vivo Metal Church e Vicious Rumors, due veri e propri capisaldi del genere che proponete. Nonostante il passare degli anni, due istituzioni come Vanderhoof e Thorpe hanno ancora l’energia e la verve che gli ha consentito di giungere fin qui dopo tanti anni. Cosa ti affascina di più dello US Metal – o power americano che dir si voglia – e non hai paura che la sua natura di “ponte” tra heavy classico e thrash possa rappresentare un tallone di Achille nei confronti del pubblico?
MR: Metal Church e Vicious Rumors rappresentano le bands in assoluto alle quali mi sono ispirato di più insieme a Riot, Savatage, Crimson Glory e Queensryche.
Amo lo US metal perché trovo sia uno stile che abbraccia più generi musicali come thrash, power, hard rock ed heavy metal e si possa dare sfogo contemporaneamente a più fonti di ispirazione.
Il pubblico amante di certe sonorità non credo si faccia tanti problemi, in fondo parliamo di un approccio old style indipendente da tutto.
A proposito di gruppi storici e parlando di voi, cosa c’è nel futuro dei Savior From Anger?
MR: Sicuramente la registrazione di un nuovo album contenente tutti i brani che composi nel 2017, dei quali facevano parte anche i 3 brani contenuti nello split “The Gates of Eternal Mist”. Spero di poterli ri-registrare ufficialmente ad inizio 2025.
Oltre a chiederti di stilare una sorta di Top Ten di tutti i tempi, cosa c’è attualmente nel lettore (reale o virtuale) di Marco Ruggiero?
MR: Per quanto riguarda la Top Ten, decisamente…
JUDAS PRIEST – PAINKILLER
IRON MAIDEN – POWERSLAVE
METAL CHURCH – THE DARK
VICIOUS RUMORS – WELCOME TO THE BALL
RIOT – THUNDERSTEEL
SAVATAGE – HALL THE MOUNTAIN KING
ANNIHILATOR – NEVER NEVERLAND
SKID ROW – SLAVE TO THE GRIND
GRIM REAPER – SEE YOU IN HELL
EUROPE – OUT OF THIS WORLD
… Nel mio lettore ultimamente gira l’ultimo album dei Judas Priest.
Tre nomi di oggi su cui puntare nell’HM italiano e tre nomi storici da riscoprire…
MR: Sembrerò presuntuoso ma mi farebbe piacere proporre Savior from Anger e Power Beyond, è una vita che siamo attivi ed avere ulteriori riconoscimenti sarebbe bello, mi piacciono inoltre i Die for my Sins dell’amico Fabio Calluori degli Heimdall.
Tre nomi storici da riscoprire:
DRIVE, band californiana sconosciuta molto valida per me;
WARDOG, band americana davvero sottovalutata;
VILLAIN, band di Carl Albert dei Vicious Rumors davvero niente male.
“The Gates Of Eternal Mist” ha tutta l’aria di rappresentare una fotografia dello “stato dell’arte” dell’HM partenopeo. Come mai la scelta di condividere la release con i Savior From Anger?
BM: Avevamo entrambi dei brani che volevamo registrare. Io ero intenzionato a pubblicare un nuovo EP con i Power Beyond, Marco riaccendeva i battenti dopo anni di silenzio, parlando di etichette, lui entrò in contatto con la Metal Zone Italia, ci venne l’idea di proporre uno Split insieme e la cosa fu accolta.
Siete a tutti gli effetti quello che una volta si definiva “power trio”, con una line up che ha tutta la conformazione di blasonati combo ipertecnici del passato, come Rush o Triumph. Vi trovate a vostro agio in trio, sia dal punto di vista esecutivo che compositivo?
BM: Ti dirò, i Power Beyond sono sempre stati un trio nonostante l’idea di cercare un singer o una seconda chitarra non si sia mai estinta. E’ da anni che tuttavia, nei live, abbiamo la collaborazione di un cantante, benché si tratti di un elemento esterno. In studio mi occupo sia delle chitarre che della voce, ma le nuove strutture dei pezzi si sono fatte molto più difficili da cantare e suonare, non so se “ipertecniche” ma un vocalist, almeno dal vivo, oltre al fatto di essere oramai indispensabile, mi permette comunque di dedicarmi totalmente alla chitarra.
Come avete selezionato i pezzi presenti su “The Gates Of Eternal Mist”? Quanto è importante per la vostra formula l’inclusione di un brano strumentale come “Magnetar”?
BM: Tra i brani, oltre a “Temporal Cognition”, che fa parte del nuovo sound dei Power Beyond, “Magnetar” era già bella e pronta, è entrata nello split quasi da sé.
Nel tuo passato ci sono gli Annihilationmancer, ma anche due nomi storici del metal campano come Marshall e Loadstar, di cui ricordo chiaramente la presenza nelle fanzine dell’epoca. Come è cambiato questo ambiente nel corso dei tuoi anni di militanza?
BM: Il far parte delle bands che hai citato mi ha arricchito di tanta esperienza, sono percorsi che servono davvero a formarti e creare e una tua identità. Gli Annihilationmancer invece non fanno parte del passato, si tratta della mia prima vera e propria metal band che ora è, come altri miei progetti, in una fase di pausa a tempo indeterminato. “Ora” (dal 2007) ci sono gli In Aevum Agere che occupano tantissimo tempo e con loro sono arrivato al quarto album, l’esperienza paga senz’altro. Per quanto riguarda l’ambiente, io penso che un contesto non cambi in realtà finché si continua ad alimentato ed avere lo stesso entusiasmo per ciò che si fa. Cambia, per così dire, per lo scorrere degli anni con i suoi pro e i suoi contro, anche perché siamo anche noi che ci evolviamo, mutano i mezzi con cui si interagisce, diversi gli approcci e si vedono, tuttavia, le cose con gli occhi dell’esperienza, si continua il percorso in maniera più critica ma, in definitiva, l’underground rimane underground con il suo fermento perpetuo.
Cosa ricordi dell’esperienza col progetto I Miti Eterni? All’epoca la Jolly Roger puntò molto sul vostro disco…
BM: Proprio di recente ho celebrato i dieci anni di “Historia Cumae” che esordiva per Jolly Roger Records. E’ stato un periodo molto intenso musicalmente parlando. Era un progetto che si presentava (dicevano gli addetti ai lavori) molto ambizioso ma era per me soltanto un modo molto personale di esprimermi in ambito metal. Il disco piacque molto alla Jolly Roger Records e si venne subito ad un accordo ed un contratto.
Di recente ho visto dal vivo Metal Church e Vicious Rumors, due veri e propri capisaldi del genere che proponete, anche se la lancetta nel vostro aso pende decisamente verso il thrash. Nonostante il passare degli anni, due istituzioni come Vanderhoof e Thorpe hanno ancora l’energia e la verve che gli ha consentito di giungere fin qui dopo tanti anni. Cosa ti affascina di più dello US Metal – o power americano che dir si voglia – e non hai paura che la sua natura di “ponte” tra heavy classico e thrash possa rappresentare un tallone di Achille nei confronti del pubblico?
BM: Ho sempre adorato lo US Power per quei riff granitici con cantati molto graffiati ed aggressivi, sentivo una grossa energia, fu tra l’altro anche un ponte che mi portò poi ad avvicinarmi al Thrash Metal da giovanissimo. Furono più che altro bands come Annihilator, Onslaught, anche Metal Church che mi spinsero a creare un progetto del genere, ne sentii man mano l’esigenza all’epoca e aggiungo però che in ambito prettamente power metal queste sono preferenze, riferimenti per me fondamentali ma ho sempre adorato od apprezzato qualsiasi genere e sotto genere del metal che fosse o di stampo americano, teutonico o di altra provenienza, bastava che fossero sempre dischi ispirati e buona musica in generale. No non credo che si possa parlare di alcun tallone d’Achille, i generi vanno e vengono, invecchiano e si rinnovano all’infinito, l’importante è che si sappia sempre ciò che si fa e si continui imperterriti il proprio percorso per dare a chi ascolta tutto quello che hai.
A proposito di gruppi storici e parlando di voi, cosa c’è nel futuro dei Power Beyond?
BM: Un full length, molto materiale è già stato scritto e pre-prodotto ma non ancora un’idea precisa di quando avviarne la produzione e date di uscita del disco, devo prima smaltire altri impegni discografici poi si vedrà.
Oltre a chiederti di stilare una sorta di Top Ten di tutti i tempi, cosa c’è attualmente nel lettore (reale o virtuale) di Bruno Masulli?
BM: Cerco sempre di sviare il discorso quando mi si chiede una classifica, è una domanda molto difficile, anche perché non si possono non citare i soliti titoli che formano la Bibbia del Metal ed è arduo poterne riportare solo 10. Soltanto degli Iron Maiden mi verrebbe di citarne i primi 4! Tuttavia, tento di stillare una top ten ridotta ai minimi termini (riferendomi a più generazioni): “The Number Of The Beast” degli Iron Maiden, “Heaven and hell” dei Black Sabbath, “Hall Of The Mountain King” dei Savatage, andando un po’ più avanti “Painkiller” dei Judas Priest, “Forever Free” dei Saxon. Per quanto riguarda lo Us Power, “Thundersteel” dei Riot, in ambito thrash “Master of Puppets” dei Metallica, “Rust In Peace” dei Megadeth, “Alice In Hell” degli Annihilator, e in ambito death metal “Symbolic” dei Death. Ma ce ne sarebbero molti altri da citare tra i dischi fondamentali del metal! Heavy, power, thrash e death che sia.
… E proprio in questo momento sto riascoltando “Faith Divides Us Death Unites Us” dei Paradise Lost.
Francesco Faniello