
Dopo un fermo forzato di qualche anno a causa della pandemia, gli Holy Shire ritornano nel 2024 con il loro terzo album, “Invincible”, anticipato dal singolo “M9”. Inoltre la band ha avuto alcune importanti soddisfazioni, in quanto il brano “The Seduction of Hollowness” è stato scelto dalla Scuola Civica del Cinema di Milano “Luchino Visconti” per il progetto degli studenti del terzo anno, che hanno realizzato un video insieme alla band.
Insomma, questo album nasce con i migliori auspici ed in effetti non delude le aspettative. Gli Holy Shire appaiono maturi e con un sound dalle molte anime. Di base parliamo di un metal melodico, sognante e che trova in ambientazioni fantasy i suoi territori ideali. Ci accoglie come prima traccia dell’album “Misty”, un brano che mostra una band compatta, granitica nei suoi mid tempo. Si prosegue con “Dagon”, che all’inizio potrebbe trarre in inganno in quanto sembra di trovarsi di fronte ad una ballad, ma poi il pezzo incalza sempre di più ed entra nei territori più heavy e power sinfonici che la band porterà avanti in un po’ tutto l’album.
Questo discorso prosegue anche in “Dragonfly”, pezzo più immediato e veloce ma con interessanti stacchi dove la band si dimostra molto versatile, creando atmosfere che vanno in contrasto con l’impatto di altre parti. Le due voci femminili si fondono molto bene assieme, abbiamo una cantante che è più impostata sulle note altre, mentre l’altra offre una prova più aggressiva. Questo aspetto viene fuori con prepotenza in un brano come “Voice Of Reason”, dove entrambe hanno il giusto spazio per mostrare le loro caratteristiche. Tra l’altro questo brano è uno dei pochi davvero aggressivi dall’inizio alla fine del lotto, ed è anche riuscitissimo.
Altri brani sono da annoverare come pienamente riusciti: “Waves Of Misery” è un pezzo struggente e malinconico che riporta vagamente a certe cose espresse dalla prima ondata di band gothic metal con voce femminile, come ad esempio Theatre Of Tragedy o Lacuna Coil. “Cathedral” è un pezzo che va anche menzionato, bello potente e in your face, ma forse il meglio arriva con “M9”, traccia potente e catchy, con un flauto che spicca per il suo uso particolare e per averlo inserito in un contesto piuttosto heavy. Abbiamo anche momenti totalmente rilassati, basti ascoltare “Dream of You”, un brano che richiama luci soffuse e clima uggioso. Qui veramente le chitarre acustiche e il flauto di Chiara Brusa si fondono per un risultato da pelle d’oca.
In conclusione: questa band è particolare e sa come emozionare, non segue un trend pedissequamente ma cerca di offrire qualcosa di non troppo standard, che tira in ballo anche qualcosa di folk metal. Molto consigliati.
Voto: 8/10
Joker
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