DoomRecensioni

DELIRIA – From the Darkness (Autoprodotto – 2024)

Il connubio “doom” e “oscurità” non è solo insito nella natura del genere: è un classico della scena underground, e vale tanto più quanto una band sia vicina ai dettami classici, quelli codificati nella Svezia di metà anni ’80 o nell’Inghilterra di inizio anni ’90. Una cosa strana, dato che in teoria le connessioni tra le succitate scene e mamma NWOBHM imporrebbero una fitta attività live, magari condita da quelle atmosfere dilatate che rimandano ai live storici del Sabba Nero, tanto per dire.
Invece, una band come i Deliria si ritrova a lavorare in duo, con un EP di quattro pezzi pronto dal 2017 ma che il chitarrista/cantante Francesco Gallo ha comunque saggiamente deciso di far uscire ora, pur a sette anni di distanza e nel disinteresse delle label. “From the Darkness” in questo caso ha un nome emblematico, che fa comunque pensare alle difficoltà di una band che opera in una zona europea agli antipodi rispetto ai centri nevralgici succitati. Eppure la Calabria tanto celebrata dai disegni di Escher rappresenta comunque un terreno fertile per la creatività dei Nostri, che con “Winter’s Bite” firmano l’episodio più interessante del lotto, unendo le atmosfere tipiche del genere a inserti di tastiera che da un lato richiamano suggestioni prog e dall’altro la follia del nume tutelare Arthur Brown. In questo caso, la carta dell’originalità è ben giocata, laddove sia l’opener “The Beauty is Dying” che “l’altro pezzo proprio incluso nel lavoro”The Lilith’s House” [sic] si basano su riff giocoforza già esistenti nel libro del Grande Rumore, quali “Utopian Blaster” dei Cathedral o “Spiritual Void” degli Overkill più groovy che il mondo ricordi.
Ciononostante, è sempre la tastiera a fornire una possibile via di espansione, con una nenia descrittiva che rappresenta un valore aggiunto; poi, l’operato di Ivan Ritrovato si rivela fondamentale per la scelta della cover, quella “Lake Without Water” che è una mossa azzeccata a prescindere, venendo da quel piccolo capolavoro di doom italiano con ospite di lusso che è “Alkahest” di Paul Chain. I Deliria la rendono fedelmente rispetto all’originale, ed è giusto così: il solo fatto che abbiano deciso di omaggiare un pezzo così, rappresenta un valore aggiunto di per sé.
Un EP consigliato decisamente a tutti gli appassionati del genere, che nonostante alcune lievissime ingenuità di fondo troveranno pane per i propri denti. E chissà che le strade del nostro Paese e la Rise Above non si incrocino di nuovo…
Voto: 7,5/10
Francesco Faniello

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