I Death2Pigs sono un gruppo nostrano che punta dritto al viscidume generazionale, diciamo mondiale, fatto di potere, di individualismo, della paura del “diverso” (inserito in ogni sfaccettatura) a scapito della fantasia dell’umiltà e della voglia di portare un messaggio urlato in faccia alle ingiustizie materiale e personali. Contro il potere e il sistema “maiale” (Pink Floyd docet) ma non riferito allo splendido animale vilipeso e ingiustamente tacciato di sporcizia. La necessità di mascherarsi è dovuta a questa esigenza corroborata da una proposta sonora molto invitante ed originale. Come se Rob Zombie avesse un interesse orgiastico per la new wave post punk anni ’80: The Smiths e spruzzi di The Cure per intenderci. Voci metalcore si alternano a passaggi clean al posto giusto nel momento giusto. Sei brani in questo mini album (EP) di produzione quasi perfetta. L’iniziale “Frankestein” mette subito in chiaro la rabbia infusa nell’elettronica fusa con un ritornello melodico. Rabbia urlata in faccia ai potenti.
La industrial strumentale di “The story of” dà quel senso di corruzione arrugginita della globalmania. “Laura Palmer” spinge l’acceleratore su riff del metalcore più efficace e raffinato. E ancora una volta i Death2Pigs azzeccano una miscela vincente: rabbia, velocità e sapore mistico. La title track è la summa del loro credo fatto di musica e testi filosofici catramosi. La parte centrale al pianoforte con inserti drum machine è da brividi, raggiungendo un finale spinto con riff simil thrash. La penultima song è “The Crusader”, violenta e decisa. Impatto sonoro diviso tra un wall sound ispirato, accelerazioni furiose e clean vocals d’impatto. La finale “Wow” pesta dura su ritmi alti, funzionando sia per capacità espressiva vocale che per commistione musicale. Il quartetto è formato da Tiffie Toffee Tee alla voce, Daddy T alla chitarra, Giugnor al basso e cori e Jim Skeero alla batteria, cori e programming. La bellezza di questo gruppo è la totale assenza di prime donne della serie “il mio è più lungo del tuo”. Una realtà importante per questa band fin troppo emarginata dal mainstream. Verità fatta musica, filosofia con scariche simil metal adrenaliniche e pennellate elettroniche. Con tanti saluti ai Maneskin.
Voto: 8,5/10
Daniele Mugnai
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