
Fresco di uscita l’album degli Ashen Fields, band ligure nata dalle ceneri dei Path Of Sorrow. Il full length, del 2025 appunto, è “So Haggard And So Woe Begone”, registrato al Blackwave Studio per l’etichetta Ad Noctem Records, un disco della durata di circa 50 minuti per un totale di 10 track:
1. Breve sogno-rerum occultarum fragmenta
2. Queen of decadence
3. The god’s vessel
4. Unblessed
5. Haggard
6. Woe-begone
7. De sideribus
8. The darkness that I command
9. Through mist and blood
10. Seen the wolf
La band non è nuova nella scena, ma nasce nel 2017 e pubblica l’anno successivo un primo EP che purtroppo non ho avuto modo di ascoltare e quindi non posso dirvi se dal 2017 al debut di quest’anno ci siano o ci siano stati grandi cambiamenti stilistici.
Quindi entro nel vivo delle recensione e passo a descrivervi e raccontarvi questo full length. Premetto di non essere una grandissima amante ed estimatrice dell’epic metal sinfonico, ma senza ombra di dubbio, tolto il gusto personale, resta comunque il dovervi dire che il disco è ben strutturato e sicuramente degno del genere a cui appartiene.
Appena parte la opening track “Breve sogno-rerum occultarum fragmenta” veniamo subito catapultati in un onirico sogno, suono di onde che si infrangono dolci, una voce femminile che sembra l’incanto di una sirena, e archi che accompagnano l’inizio del viaggio. Parti corali e vere e proprie orchestre si aprono al singolo “Queen of darkness” in cui possiamo finalmente sentire la voce (maschile) graffiante e profonda, ovviamente in contrapposizione a tutta la costruzione melodica di archi, tastiere e di sinfonia. Il disco procede con questo filo conduttore, growl tagliente e sinfonie che danno profondità ai brani.
Molto interessanti le parti di violino che sembrano dare attimi di repiro alle composizioni e questo rende il tutto ovviamente più dinamico, (tra l’altro al violino troviamo Gabriele Boschi dei Winterage).
Ottima l’esecuzione di “Seen the wolf”, che chiude il disco con i suoi sette minuti che non stancano poiché ricchi di diversissime sfumature, cambi, aperture e ottime linee melodiche – e non è la track più lunga del disco, eh!!!
L’album alterna momenti malinconici e cupi ad aperture gloriose; insomma, non essendo amante del genere vi garantisco che le composizioni sono davvero ben fatte e anche i suoni e la produzione sono curati e rifiniti.
Per concludere, se siete amanti del genere vi consiglio di dare un ascolto a questo primo lavoro della band, un debut ben equilibrato nella sua pesantezza alternata alle sinfonie epiche e delicate che rendono questo lavoro molto avvincente!!!
Voto: 8/10
Manilla Raven
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