Da un concerto degli Anvil è difficile uscire portandosi dietro una delusione, se non per la durata troppo esigua della performance, abitudine divenuta ormai frequente e se giustificabile da esigenze organizzative per quanto riguarda le apparizioni negli ultimi festival nazionali, risulta più fastidiosa in una data che li vede headliner assoluti della serata. Il concerto allo Zoe di Milano si apre con Hyades, band del legnanese che ormai dopo anni di gavetta e molta passione spesa per la musica sta iniziando a ricevere la giusta visibilità anche in ambito internazionale: il sound è come sempre aggressivo e di impatto, con il cantante Marco sempre capace di far sentire la voglia di suonare della band e coinvolgere il pubblico nelle esibizioni live.
Dopo un rimaneggiamento della formazione che ha visto la sostituzione del chitarrista e del batterista, la presenza scenica non ha risentito della modifica se non per l’affiatamento ancora da migliorare per sfruttare al meglio le buone doti tecniche dei nuovi acquisti. Seconda band della serata sono i texani Phantom X, fautori di un Heavy Metal dalle sonorità spiccatamente made in USA che lascia trasparire un alto livello tecnico dei musicisti oltre che una precisione invidiabile nella prestazione dal vivo.
L’età dei componenti ormai non più ragazzini, il cantante Kevin Goocher negli anni ’80 ha militato tra gli altri nell’imprescindibile band americana degli Omen, giustifica la dose di mestiere senz’altro maggiore rispetto alla band che li ha preceduti e il tutto si riflette nella prestazione senz’altro positiva.
Giunge finalmente il momento di Lips e soci e l’attesa viene puntualmente ripagata con una performance di altissimo livello come Anvil spesso ci hanno restituito, anche se qualche pezzo in più avrebbe indubbiamente fatto piacere a quanti sono accorsi (ancora una volta troppo, troppo pochiè) al concerto.
“March of the Crabs” è senz’altro il modo migliore di scaldarsi, in particolar modo se successivamente ci si può scatenare con ultra-classici per gli amanti della band canadese come “666” e “Mothra” e la risposta del pubblico è ampiamente positiva e appassionata: pochi ma buoni verrebbe da dire e Lips sembra quasi stupito di tanto calore da parte di una folla non certo gremita, nonostante anche in altre occasioni il pubblico italiano abbia dimostrato quanto Anvil siano una band con fan decisamente accaniti nella penisola.
Si prosegue con canzoni che hanno a volte più anni di quelli di molti presenti come “School Love” per poi passare alle immancabili “Smoking Green” e “Concrete Jungle” prima di giungere, dopo un buon solo di batteria del senatore Rob Reiner, e “Forged in Fire” tristemente alle ultime battute del concerto per cui viene conservata “Metal on Metal” durante la quale Lips scende dal palco per ricevere l’abbraccio del pubblico e quindi congedarsi.
Questa data ci ha offerto l’ennesima conferma del fatto che Anvil durante le ultime esibizioni In Italia sono sempre autori di prestazioni eccellenti ma purtroppo brevi ed accompagnate da un pubblico tanto scarno quanto caloroso ed appassionato che riesce comunque a restituire alla band l’entusiasmo che merita, ma che lascia l’amaro in bocca se si pensa a quanti hanno mancato l’appuntamento con una delle migliori band in circolazione che ha contribuito a costruire la storia dellï’Heavy Metal nei decenni passati.
BF