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:: Monkey Ranch - Alone - (Red Cat Records - 2017) “Alone contiene 10 tracce di rock esplorato e sperimentato in innumerevoli suoi sottogeneri”. Allora, i Monkey Ranch sono una giovane rock band dell’appennino tosco-emiliano; formati nel 2012, iniziano con sonorità punk-rock, per poi cambiare sonorità, virando verso le atmosfere “cupe” del grunge anni ’90. Il sound di “Alone” è rock di stampo “vintage”… cioè, caratterizzato da elementi acidi e psichedelici, che riportano ad atmosfere desertiche ed allucinanti – il tutto è visto con una pungente ironia e nonsense, con un leggero sfondo blues che si percepisce nel sound! Con il primo brano (“The Butcher”), la band ci catapulta nella gloriosa epoca di Seattle e del grunge; poi, brano dopo brano, la componente grunge affievolisce… e lascia spazio a sonorità più acide e psichedeliche, dove il blues e lo stoner si impadroniscono della scena – regalando brani interessanti! Questo passaggio è palese nella conclusiva “This One”, un brano dalla durata di oltre dieci minuti, che ci trascina in un polveroso deserto, tra chitarre psichedeliche e atmosfere settantiane. Tornando indietro (alla terza traccia), abbiamo “Danny Boy”, che è un bel brano diretto, ottimo come hit – grazie ai toni rock’n’blues, avvincente! Tocca poi a “Renegade”, che invece riprende le sonorità grunge – ricordando spesso gli Alice in Chains o i Mad Season (o viceversa, fate voi!). Album politematico, che accosta elementi alternativi a situazioni più sperimentali e affascinanti… difatti, brano dopo brano, atmosfere dopo sperimentazioni, si ritorna al grunge più moderno (per esempio) in “Unhappy Stories”, che ricorda i primi dischi dei Silverchair; o ancora, si passa alla dinamica “Pictures of You, con il suo sapore (diciamo) Punk! E perché no (!) al country in “Dance of the Witch”… album vario, per gente varia e per gente più open minded rispetto alla media.
Voto: 7,5/10
Giovanni Clemente
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